Dopo il bagno nella piscina al 14° piano dell’Hotel Wiseman, che, ripeto, ha visto tempi migliori, ci siamo armati di tanta pazienza incamminandoci verso il Financial District di Doha, non so se ci siamo capiti ma credo di sì, quel posto con i grattacieli futuristici. Peccato che Mater sia entrata, guarda caso, al Souq dell’oro. Ho dovuto faticare parecchio per portarla via. Ipnotizzata, attirata da tutte quelle collane, orecchini, parure. Però alla fine sono riuscito nel mio intento. Abbiamo così costeggiato tutta La Corniche, dalla forma di una mezzaluna perfetta, per quattro chilometri sotto il sole non proprio cocente ma quasi. I grattacieli di vetro e cemento che si levavano leggeri dalla baia turchese erano spettacolari.

Dopo i quattro chilometri, proprio sotto la palla della Qatar Petroleum, mi sono imboscato nella prima caffetteria trovata, una specie di Starbucks tarocco. Io e mater ci siamo affogati in un frappé dalle dimensioni devastanti ma era proprio necessario dopo tutte le calorie bruciate, e non solo. Anch’io del resto ero in pronta cottura con un bel colorito da aragosta. Potevamo dunque affogarci nei litri di panna montata, ghiaccio e caramello.

Ristoratissimi in questo parte di città mega high tech, al confronto New York sembra un cesso, col taxi, non potevamo fare altri passi, ci siamo portati al Villagio, un supervastissimo centro commerciale che riporduceva Venezia con tanto di gondole e Canal Grande. Una ciofeca ma almeno all’interno faceva fresco. Nonostante la stanchezza mater è risuscitata macinando ancora chilomentri per guardare quel migliaio di negozi. Io mi sono arreso, sprofondando in una shiccosissima poltrona rosa in pvc. A dire il vero sono riuscito ad arrancare fino al Carrefour per prendermi un bidone d’acqua da trangugiare.

All’esterno del centro commerciale c’erano lo stadio e la “torcia”, una torre d’acciaio alta non so quanto. Avevo ormai il torcicollo a furia di guardare i grattacieli. Ripreso il taxi, ci siamo incappati nell’unico disonesto che voleva fotterci ben 20 rial in più, ma mater gliene ha dati soltanto quelli previsti: con un sorriso, mentendo spudoratamente, gli ha detto che non ne aveva più. Chi la frega Mater! Io mi sono fermato al mercato dei cammelli, giuro non scherzo, e a quello dei cavalli. Bellissimi, tenuti bene, regali, bianchissimi e simpaticissimi. Un cavallo ha posato il suo muso sulla guancia in segno di saluto. Ovviamente Mater era tutta schifata, della serie vai a lavarti la faccia. Uffa.
Così, ormai al tramonto, ci siamo incamminati sul lungomare, un posto incantevole, di quelli per cui vale la pena fermarsi a Doha. Il moderno e l’antico fusi in una perfetta armonia. Sicuramente Doha si prostituirà per i soldi e cambierà superando Dubai, per ora è la sorellina sfigata ma molto più bella.

Dopo una cena frugale, ci siamo portati all’aeroporto. Mater si è persa nel mastodontico Duty Free Shop. Sarà sicuramente davanti a qualche vetrina di gioielli. Ho rinunciato a starle dietro, tanto il bancomat ce lo’ho io e lei non sa parlare inglese, anche se, quando vuole, si fa capire, eccome se si fa capire.