Sveglia molto presto anche oggi: sarà il fuso orario, sarà che non appena il cielo si schiarisce, la luce inonda la stanza nonostante le tende e gli uccellini iniziano a fare un baccano…
Un gatto ne stava seccando uno. Ho cercato in tutti i modi di dissuaderlo dall’ammazzarlo, ma ovviamente il felino non mi cagava per niente. La soluzione imponeva che scendessi in giardino e prendessi le difese del pennuto, ormai tutto spelacchiato. Ma o scendevo in mutande, perché non avevo voglia di vestirmi, o lasciavo che la selvaggia natura facesse il suo corso.
La colazione, il solito assalto al buffet, è stata accompagnata da una pisciatina di pioggia da una nuvola passeggera. Tempo cinque minuti, c’era un cielo terso e un arcobaleno. Non mi capacitavo come potesse manifestarsi in quanto, ormai, le nubi erano scomparse.
Mater ovviamente ha fatto razzia del bancone durante la colazione; io, non credetemi, invece sono stato parco (parco, non porco), solo un muffin.
Per farle smaltire le torte ingurgitate ieri e la colazione, l’ho portata sulla montagnucola in fondo alla spiaggia. Invero avrei voluto scalare tutte le altre vette, ma mi sono accorto, una volta in cima, che tra i rilievi passava il mare così ho rinunciato al mio trecking.
Durante il pitstop al bar del resort, mi lascio ad andare al mio primo alcoolico. C’è tempo anche per una fugace connessione col wifi a disposizione. Mi sentivo brillo quando, poco dopo, ho preso l’auto. Siamo andati a San Giovanni, la capitale, così chiamata perché anche Mater capisse.
È così avida della lingua italiana e delle persone italiane che le ferma tutte quando crede di sentire un accento famigliare. Peccato che un signore di una distinta copia le abbia risposto: “I am polish”. Ecco, vedi? Mater non farmi fare più figure.
A San Giovanni, un giro per il centro, dove i negozi per i croceristi appena sbarcati sono un’attrattiva mortale. Tutti me li sono fatti| Stavo sclerando. Ho avuto anche occasione di vedermi la città, che veramente è diroccata. Al confronto gli slum di Soweto sono delle schiccherie. Eppure, dopo i negozi, dopo lo shock per la fogna a cielo aperto, dopo la precarietà, mi sono riconciliato con la capitale proprio mentre ero seduto sui gradini della cattedrale e, devo dire, facevo fatica ad ammetterlo, che in fondo quel paese, peggio di Calcutta, aveva un qualcosa che mi prendeva. Sarà stato il vento, il profumo dei fiori, le nuvole maestose, le guglie della chiesa. Non so, ad un tratto ho trovato il tutto molto attraente…
Nel tardo pomeriggio, mi sono arenato su una spiaggia deserta, mooooolto bella, completamente isolata. Mi sono messo a mollo e placidamente mi sono sentito in pace con me stesso nel verde turchese. La pioggia lieve, durata non più di cinque minuti, mi ha accompagnato in questa placidità….