Ormai l’isola è stata quasi visitata tutta. Mancava l’ultima parte, quella orientale. Non c’è una strada che ti porta direttamente. Per cui sono arrivato a Sud e poi ho girato verso Est. Ovviamente il viaggio è durato ben più del tempo necessario se le strade fossero in ordine e se non guidassero come pazzi.

Con una velocità da crociera di 20 miglia orarie, ho evitato quelli che si buttano in centro alla careggiata, giusto per il gusto di farti provare il brivido dell’adrenalina che scorre nelle vene; un gallo stupido, permalosissimo, che ho sfanculato perché non voleva togliersi dalla carreggiata: stava tacchinando la pollastra della casa di fronte e ovviamente del cretino che arrivava in macchina non gliene poteva fregare di meno. Ho mantenuto la calma anche quando il bilico ha girato senza mettere la freccia; si, è vero, ha tirato fuori il braccio che purtroppo non sono riuscito a vedere, non avvezzo a questa modalità di guida.

Ma nonostante il percorso ad ostacoli sono arrivato a destinazione, pensando di non arrivare visto che l’half moon bay si trovava in un posto remoto dell’isola. Faceva un caldo tremendo, eravamo nella parte dell’isola battuta dal vento, dove le piogge sono scarse e la vegetazione è al minimo.

Però lo spettacolo era di incomparabile bellezza. La spiaggia proprio a forma di una mezza luna perfetta era incantevole e quasi selvaggia. Il bagno d’obbligo. Mater stava rischiando di essere spazzata via dalle onde del mare…

Tempo di percorrere il perimetro che ero già abbrustolito e cotto al puntino. Sulla strada per l’English Harbour mi sono fermato al Donkey Sanctuary, un posto dove venivano riuniti tutti gli asinelli che erano allo stato brado. Un’iniziativa lodevole che mi ha preso molto. Ti davano la possibilità di strigliare il pelo degli asinelli e di dare loro da mangiare. Ovviamente ho accarezzato tutti gli asinelli che immobili sotto la frescura delle fronde di alcuni alberi, sembravano gradire. C’era anche un gattile con una decina di gabbie. Ne ho aperta una a caso e un miagolio di protesta si è alzato all’unisono dalle altre gabbie. Li avrei presi tutti, li avrei accarezzati tutti. Mi guardavano come a dire -stronzo di umano, scegli me e non quell’idiota del vicino-. Sarei stato tutta la giornata ma a Mater veniva già l’allergia. Per cui con molto rammarico me ne sono andato…

Il pomeriggio è passato tra la spiaggia e il Nelson’s Dockyard. Un posto davvero molto bello e molto english. L’unico punto dell’isola nel quale sentire lo spirito inglese. C’era pure la classica cabina rossa. Il molo era occupato da un numero imprecisato di imbarcazioni. Mi sono attardato ma mater era in preda ad un attacco di shoppingite e doveva a tutti i costi arrivare in albergo per poter comprare i souvenirs… Mio malgrado ho dovuto assecondarla, altrimenti mi avrebbe tirato le paturnie per tutto il viaggio del ritorno.