No, non è il titolo della nota canzone ma ancora un altro necrologio.
E adesso tu, caro Jenia, morto in Italia, lasciandoti alle spalle l’Ucraina.
Ormai sapevi parlare la mia lingua: in pochi mesi sei riuscito ad esprimerti meglio di molti altri coetanei.
È stato così strano incontrarti in aeroporto, non agli arrivi, ma in quella striscia di mezzo, terra di nessuno, tra il finger dell’aereo e la dogana, senza controlli burocratici. Tanto non servivano: sei arrivato da vivo e hai lasciato l’Italia da morto.
Percepivo solo una grande umanità da parte della polizia di frontiera della Malpensa.
Ti ho controllato la pressione, ho ispezionato il cavo orale. Ti ho auscultato i polmoni e ho palpato il tuo pancione gonfio e ascitico. Benché fossi magrissimo, il cortisone ti aveva dato quell’aspetto che noi medici definiamo cushingoide.
Lungo il tragitto sull’ambulanza per il San Gerardo hai parlato a lungo coi tuoi amici, hai mandato messaggi col cellulare, hai riconosciuto il vialone di Monza benché ci fosse una nebbia fitta. Eri un ragazzo semplice.
Tua madre piangeva in segreto. Quel viaggio era il tuo ultimo e lei lo sapeva.
Altro che speranza: la sua era forza della disperazione!
Nella camera da letto ti hanno messo i palloncini di benvenuto e tu ti sei commosso.
Ormai ti aspettava il tuo ultimo trapianto che non avrebbe attecchito tra le cellule tumorali….
E mi dispiace pensarti, ora, morto, sepolto in un villaggio in Ucraina dopo un funerale in rito ortodosso.
Sei passato così velocemente. E adesso ringrazio chi mi ha chiesto di accompagnarti in ospedale. Non ti avrei conosciuto e non avrei imparato la tua forza e tenacia che ti portava a muorire in italia.
Un bacio pieno di affetto e riposa in pace.
I’m a soul-dier And I fight fight fight fight fight And I fight for my rights And my music’s my own right And my love’s in you Night is over Don’t you lie lie lie lie lie Don’t you lie about your life? Gotta live, don’t look behind Gonna fight for you No need to tell you I know that you can feel me I’m king in my life And my music is my life So I fight fight fight fight fight And I fight for my love Just for you I’m king in my life And my music’s my own right So I fight fight fight fight fight And I fight for my lord And my music is my gift for you I’m a soul-dier And I fight fight fight fight fight And I try to keep the faith Bleeding everyday I pray Lord and I thank you You will never ever feel so lonely ‘Cause you oughta know I’m your soul-ier And my mind’s you And my love’s you And my soul’s you Is you And I’ll love you more and more yeah Everyday oh my lord And I fight fight fight And my music’s my own right And I fight for you (fight for you) I’m soul-dier in my life Within the limit of this time I fight for you For you (and I fight fight fight and my Music’s my own right and I fight for you)
In questi giorni sono andato diverse volte alla Intesa San Paolo di Camerlata. Non vi avevo mai messo piede perché la mia filiale era quella di Breccia, ma essendo stata chiusa da un momento all’altro, senza sapere nulla mi sono ritrovato catapultato in questa banca nella piazza più nevralgica di tutta Como. In altre parole:…
Quante volte mi aveva scritto “ti voglio bene”, il frocione. E ora me lo vedevo sul Barro, bermudino a righe, che evita di guardarmi, intento soltanto a discettare di fronte all’amichetta, con la voce in falsetto da testosterone ormai ragrumato nei chili d’alcool, sul segno circolare dell’abbronzatura sotto i calzini bianchi. Che pochezza di spirito!…
Visto che è un’immagine pubblica, presa da FB, voglio condividerla anch’io sul mio blog, a imperitura memoria. Visto che si permettono di giudicare il mio operato, adesso giudico il loro…
Quando la suola liscia, pattinando sull’erba, mi ha fatto vacillare, ho rischiato di rotolare per quei duecento metri, arrivando ad occhio e croce in Piazza Grande. Ho cercato così di mantenere l’equilibrio, abbassando le ginocchia e portando il mio baricentro verso il basso. Sono quasi atterrato di culo ma non sono precipitato; come niente mi…
Cara Esselunga, ho visto ieri il tuo video, quello della carota, tanto per intenderci. Deludente! Soprattutto i personaggi. Ma un padre così sfigato, dove l’hai potuto prendere? Dagli scaffali degli sconti? Nel reparto ortofrutta? Poi… con quei capelli unti, quella faccia da cane bastonato, gli occhiali con due fondi di bottiglia… E lei? Con quella…
Wir sind nackt, noi siamo nudi, cioè uguali. No, caro Jay, non è vero. Anche se guardando il tuo video strepitoso potrei abbonarti tutto e abbandonarmi tra le tue braccia, ma permettimi di dissentire nonostante il coraggioso messaggio veicolato in questa clip che ha fatto furore nel web. Partiamo dal contorno: siamo in un set…