Oggi, essendo il penultimo giorno, ci siamo concessi un’escursione. Ne avremmo voluto fare di più ma a parte i costi proibitivi e le difficoltà oggettive, non ci saremmo stati coi tempi.
Comunque per 110 euri tondi per person (che è una cifra esagerata anche per i Seychellesi, ma qui i turisti sono stilosi e spocchiosi e spendono tanto – mica siamo alle Mauritius) c’era la possibilità di entrare nel parco marino Sant’Anne, area protetta, con la barchetta dal fondo di vetro. Pranzo, snorkeling e girettino a Moyenne Island, l’unica non privata.
Devo dire che la cosa mi ha deluso un pochino, non certo per i paesaggi che sono comunque stupendi, ma per quello che c’è sotto il mare. Non c’è niente. Sì qualche pescetto, qualche corallo strimizzito e poco altro, tra cui alcune foglie di alghe.
Ricordo invece i fondali delle Maldive nel lontano 2003, lì sì che era un santuario vivente. Non potevi immergerti che subito eri circondato da pescetti di tutte le specie.
Qui speravo di trovare qualcosa di interessante ma sotto proprio non c’era niente. Però la gita è andata bene. Mancava che ci vendessero le pentole e poi era tutto organizzato. L’equipaggio creolo, che sembrava una banda di spacciatori giamaicani, ha fatto di tutto per sollazzare i turisti, che erano un po’ esigenti: alcuni japanese che non capivano niente, degli spocchiosi francesi che domani partono per la Reunion (spero che ci rimangano, dentro il cratere però), due coppie di Pisa caciaroni che erano sempre in ritardo e qualche figa molle appiccicata al partner come una patella.
Mater era aiutata nelle manovre di sbarco da Gennaro, tipico nome creolo delle Seychelles (almeno, i rasta non mentono).
Le tre isole visitate, Moyenne, Round e Long erano proprio degli sputini nell’oceano, certamente ideali per copie copulanti che non vedono altro che la genitalia dell’altro.
Dopo aver scalato la montagnucola di Moyenne Island, sono stato richiamato all’ordine da Mater, neanche avessi affrontato chissà quale sfida. Mica era l’isola dei famosi.
Nella foresta ho incontrato le tartarughe, belle, in libertà . Si ingrifavano tutte se le accarezzavi sotto il collo come il mio Jk che alza il culo quando lo accarezzi sulla schiena. Una di loro era particolarmente affettuosa. Ho dato un bacino e manco un secondo dopo ho sentito i rimproveri di Mater tutta schifata. Uff.
Il pranzo era un barbecue di pesce, vedura e pollo, accompagnato da riso. Non ho mangiato quasi niente perché mi sto contenendo (lo so che non ci credete). E tempo della abbuffata (i japanese hanno spazzato tutto), e qualche bagnetto sulla spiaggia siamo tornati nella più piccola capitale del mondo Victoria.