Oggi primo giorno di vacanze. Ho cercato di non dirlo a nessuno, proprio a nessuno. Solo due persone di cui mi potevo fidare lo sapevano. Sono state brave a non spargere la voce. Per questa vacanza ho deciso di andare alle Seychelles. Ho fatto uno stopover di una notte, questa nella quale vi sto scrivendo, a Doha.

Il viaggio con la Qatar è stato perfetto, impeccabile, non un intoppo, nessuna parolaccia. Un viaggio un po’ noioso, qualche brivido quando siamo passati sui confini tra la Turchia, l’Iraq e la Siria. Nulla di che, ma il pensiero che sotto di noi se le davano di santa ragione mi faceva venire qualche brivido.

Mater era contenta, non ha rotto le palle come ha fatto invece nelle due settimane precedenti quando la valigia era pronta già da metà febbraio. Ha trangugiato tutto quanto le passava la Qatar. Pensa un po’ che aveva pure fatto colazione a Malpensa.

Sono arrivato a Doha, in questa terra completamente deserta, al tramonto. E deserto era anche l’aeroporto. Lunghissimo, a tal punto che ci passa un trenino all’interno del terminal. Non sotto, ma proprio nel corridoio tra i tapis rulant. Mai vista una cosa del genere. E sì che ho viaggiato molto. Dopo cinquecento metri ero già con la lingua penzoloni. Mater che sclerava perché doveva prendere a tutti costi le valigie. Per fortuna che una specie di apecar, di quelle usate nei campi da golf, ci ha raccolto e accompagnati per l’ultimo chilometro. Altro che miglio verde!

L’albergo di cinque stelle, per 70 euro, deve aver visto tempi migliori, sicuramente. Sta diventando una stella cometa. Ma fa niente. Alla reception Mater, non contenta, ha sbevacchiato il real arab coffe, scofanandosi tutti i datteri durante il check in. Però poi l’ho fatta scarpinare. Eddiamine. Mica può mangiare sempre. Abbiamo camminato sulla Corniche, sul lungo mare, ammirando da una parte il tramonto e dall’altra i grattacieli del financial district. Dopo aver vagato in lungo e in largo per il souk, Mater ha iniziato con fare da tirchia che la contraddistingue a mercanteggiare per dei foulard in cashimire. Io volevo sotterrarmi. Dopo alcuni vicoli sembrava distrutta per quei due chilometri ma si è ripresa immediatamente nel mercato dell’oro. Non ha mai visto vetrine così adorne, così opulenti, con collanazze da truzzi da 20 chili. Sono stato costretto a tirarla fuori a forza per tornare qui in albergo. Abbiamo mangiato qualcosa. Mater ovviamente alla fine ha detto: “sono piena”. Sprofondando nella poltrona. Stica, volevo risponderle. Adesso a nanna altrimenti muoio. A domani.