A me interessa la parte di isola interna, la inner, la verde. Non ho voluto scalare altre montagne altrimenti Mater mi avrebbe affogato da qualche parte, ma non ho mollato e sono andato alla ricerca di altre perle preziose facilmente accessibili.

Dopo aver scollinato la dorsale che va da nord a sud e percorso tornanti stretti e ombreggiati, siamo scesi verso la costa occidentale. In pratica Mahé è come un gianduiotto un po’ sciolto e allungato. Per andare da una costa all’altra devi passare sempre dalla montagna, che spesso e volentieri è ben coperta da nuvole, per me benedette visto che limitano l’aggressione del sole, che picchia di brutto.

Volevo andare alle Waterfalls di Grand Anse ma dopo aver appreso la difficoltà per accedervi, ho rinunciato immediatamente. In alternativa, quelle di Port Glaud sarebbero state ben raggiungibili. Per raggiungerle bisognava percorrere solo una stradina di poche centinaia di metri subito dietro la chiesa di San Pietro e Paolo. E così ho fatto seguendo fedelmente le indicazioni stradali. Tempo di superare qualche curva e diversi giardini di case di campagna, sono giunto a destinazione, proprio davanti a un cancello grande che mi obbligava a fermarmi e a pagare l’obolo di 25 rupie a testa. Pensa un po’ te! Ma va bene, mica voglio passare per il marcione e tirchio che non vuole sborsare i soldi.

In pochissimo tempo ero nella foresta equatoriale, dove gli uccelli infastiditi da noi due bipedi facevano un casino della madonna. Mater si è fermata alle prime rocce, poco incline alla wild nature e rimpiangendo una bella spiaggia di Ischia (sue parole). Io imperterrito ho proseguito oltre fino al bacino di raccolta. Devo dire sinceramente di averne viste delle migliori. Non so, mi sembravano quasi asciutte. Anzi, queste waterfalls erano proprio stitiche, solo un rivolo di acqua scendeva dalle rocce messe in verticale. Anche qui si soffre di secco e il tempo è cambiato. Il ministero all’ambiente seychellese ha aggiunto le parole “e del cambiamento climatico” alla dizione ufficiale. Giusto per dire.

Tempo di fare qualche foto, di rilassarmi e di rinfrescarmi, sono scappato subito perché Mater intanto sclerava. Non ne poteva più del jungle setting. Così mi sono portato alla piccola baia di Port Glaud dove mi sono sbollentato come un’aragosta, nuotando attorno alla piccolissima Islette, lasciando Mater allo stand del coconut, dove dei creoli un po’ sfattoni suonavano musica a palla.

E nel pomeriggio alla scoperta degli ultimi “unseen corners” of the island of Mahé.