Non c’è molto da scrivere in merito all’ultimo giorno all’Eolie. Ovviamente un’alba stupenda, un mare calmissimo e un cielo perfetto.

Certo, quando uno deve andarsene via, gli ultimi giorni sono quelli perfetti. Tempo della colazione sulla bellissima terrazza, che mi mancherà in particolar modo, e giù via al porto.

L’aliscafo avanza tra lo Stromboli e il Basiluzzo, lo si percepisce come un rumore di fondo. Intanto alzo lo sguardo là, su in alto, alla Punta Corvo e immagino me stesso che salutava da quella vetta.

Il tragitto sulla motonave Eraclide è stato perfetto, noioso, affollato. Mi chiedevo dove fosse tutta quella gente sulle isole…

Milazzo sembrava migliore rispetto all’andata, sicuramente la rendeva più presentabile e si percepiva il nucleo antico arroccato al castello prima del promontorio, ma ovunque palazzi terribili, le speculazioni edilizie erano mostruose cicatrici.

Non ho voluto rimanere lì per più di un minuto. L’autista che ci avrebbe portato a Catania era pronto sulla banchina, con un foglio bianco con su scritto Genovese. Che vergogna. Mica eravamo all’aeroporto di Shangai o di Atlanta, i coniug…, ops i signori Genovese potevano essere intercettati immediatamente senza nessun cartello.

Siamo saliti sulla monovolume e via a Catania. Questa volta senza mezza parola, neanche per sbaglio. Ma che se ne fregava. Volevo arrivare subito in aeroporto, non vedermi le bruttezze delle periferie di Messina, Acireale e tutti quei paesi che facevano una conurbazione solida e spessa lungo la costa orientale della Sicilia.

In aeroporto, ho cercato di entrare materialmente dentro l’edificio ma un Vito Catuozzo non me lo permettava. Spiegarglielo che volevo cambiare il biglietto e partire prima. Insomma dopo diversi tentativi, mi mancava solo l’alfabeto muto, forse per esasperazione, sono riuscito ad arrivare alla biglietteria.

Devo dire che l’efficenza dell’impiegata della Easy Jet è stata impeccabile, un po’ lenta, ma alla fine sono riuscito a cambiare volo e prendere il catania-milano alle 13.55, ben quasi tre ore prima, alla modica cifra di 40 euro a testa.

E così ho lasciato il tempo perfetto e commovente della Sicilia, ho riconosciuto tutta la costa Palermitana, il promontorio di Cefalù, il rettilineo della piana di Termini, il promontorio di Bagheria e del monte Pellegrino, che racchiudono tutta Palermo in un anfiteatro perfetto. E poi oltre Palermo, si intravedeva la parte terminale della pista di Punta Raisi e Ustica. Bello tutto, davvero. Quando si riconosce la geografia dal finestrino, altro che terrapiattisti!

Dopo aver intravisto tra le nuvole il ditone della Corsica, sotto di me è calato un sipario bianco, uniforme, una spolverata di zucchero. Peccato. Ho ripreso la geografia praticamente su Turbigo, a poche miglia da Malpensa.

Piccolo appunto sull’efficenza delle misure anticovid. Io sono uno stupido, ma se siamo arrivati al molo B perché dobbiamo prendere i bagagli nel settore A, ovviamente quello non sottoposto a vincoli Shengen perché siamo rientrati dall’Italia?

Ho dovuto percorrere tutto il corridoio almeno un chilometro abbondante con 40 chili di valige, col fiatone. Accaldato e sudato.

Non solo, esci fuori, devi salire al piano delle partenze per la navetta. Gli ascensori sono bloccati e permettono solamente di andare ai piani degli uffici.

Per cui dall’uscita degli arrivi, devi andare al centro dell’aeroporto per salire le scale mobili.

Una volta giunto al secondo piano, per uscire invece si può scegliere se uscire dalla porta 19 o 13, perché le altre sono chiuse. Sei costretto a percorrere tutto l’aeroporto per una seconda volta, per poi trovarti all’aperto e riportarti al 16, di nuovo al centro dell’aeroporto dove c’è la navetta che ti porta al parcheggio.

Ma chi ha deciso ste stronzate?

Se hai la possibilità di prenderti il Covid, a Malpensa sicuramente è il posto giusto. I percorsi internazionali e nazionali tutti assieme, le entrate e le uscite pure.

Ma non potevano fare dei percorsi, per quelli che entravano, ai lati dell’aeroporto, e per quelli che uscivano al centro, visto che non ci sono banconi di check in? Folli e idioti. Ma siamo in Italia.

Fine delle Eolie.