Il destrocherio in araldica e dintorni

Me lo sento, mi metterò nei casini dopo questo post. Anche perché so perfettamente da quale punto partire ma non so bene dove arrivare: da qualche parte, forse lì, in basso al centro. E di certo non per colpa mia.

Ma mettiamo ordine nei pensieri.

Premessa.

Il destrocherio, o dexter arm in inglese, è un oggetto dell’araldica raffigurante il braccio destro, che, di solito, entra dal lato sinistro dello scudo (ovviamente sulla destra di chi guarda, giusto per rimanere sul semplice).

Può essere di carnagione – del colore della pelle – o armato, cioè coperto dall’armatura. Nella stragrande maggioranza dei casi, viene raffigurato lateralmente, lievemente piegato con l’avambraccio in alto. Le dita della mano, chiuse in un pugno, trattengono di solito un’arma, ad esempio, una spada o un coltello.

Credo che sia una figura così importante che l’ho scelta addirittura per il mio stemma personale.

Non credo di aver memoria di raffigurazioni diverse, fino a quando non ho completato il mio ultimo libro “Stemmi dei comuni bergamaschi”. Io sinceramente non ci ho fatto molto caso ma negli unici due stemmi in cui il braccio destro è presente nell’armoriale bergamasco, le regole araldiche esposte non seguono la norma.

Così, mi è venuto semplice, dare sfogo al buon senso e lasciar perdere l’araldica.

Con conseguenze disastrose.

Eppure, si parlava esplicitamente di braccio destro e così doveva essere raffigurato.

Stolto io che seguendo i binari della fantasia sono deragliato miseramente.

Il comune di Gorlago innalza uno scudo semplice, politicamente corretto, su cui una torre un po’ diroccata svetta su una collinetta. E fin qui, niente da dire. Il problema è il destrocherio che entra però dal lato destro (sulla sinistra di chi guarda). Io ho vettorializzato un braccio sinistro, cioè speculare al destrocherio, per cui con le dita chiuse e la spada impugnata.

Orrore, e giustamente sono stato cazziato: se era un braccio destro, come da blasonatura, la mano doveva essere raffigurata esponendo la parte meno nobile cioè il dorso con le nocche in evidenza e non il pugno.

Ho provveduto a correggere il disegno cancellando le dita, incasinando sui i pixel per nascondere al meglio il mio errore. Ho cercato di abbozzare un dorso anziché il palmo.

L’altro caso è lo stemma di Pontida. In questo scudo il braccio destro entra dal lato sinistro, come da tradizione, tuttavia non impugna alcuna spada, anzi la mano è placidamente appoggiata sull’evangelo su cui giurarono i protoleghisti che da Legnano riuscirono a sconfiggere il Federico, ma sì, il Barbarossa.

Altro cazziettone. Nella mia raffigurazione, vettorializzata da un disegno in acquarello, avevo dato forma ahimè a un braccio sinistro perché il pollice era in fondo alle altre dita. A dire il vero, non si capiva molto che l’ultima protuberanza fosse il primo dito perché la mano del guerriero era inguainata nell’armatura.

Panico, ancora una volta la blasonatura si era espressa senza equivocare o ingenerare dubbi. Doveva essere il braccio destro.

Così in fretta e furia non potendo cancellare la protuberanza sbagliata e aggiungerne un’altra in primo piano, ho chiesto di rifare il disegno. È uscita un’appendice vermiforme poco arcuata, poco opponibile, e… purtroppo con una falange in più; di certo non degna per un pollice.

Non c’era tempo per correggere, il libro doveva uscire, e poi sinceramente con questi bracci, con questa destra e sinistra, non ne venivo più fuori. Quello era il pollice di una mano destra e poco importa che avesse una falange in più: quel povero milanese, o longobardo, doveva farsene una ragione.

Ma dico, ma proprio la grafica – poco gra e molto fica – doveva accorgersene? Ok, è il suo compito, ma visto che il suo lavoro di progettazione e di correzione lasciava un po’ a desiderare, mi chiedevo come potesse essere stata tanto acuta nell’accorgersi di queste due facezie.

La risposta che mi davo, ed era molto irriverente, si incentrava sulla consapevolezza che la gentile signorina dovesse essere molto pratica di braccia e di altre appendici. Il principio della mano destra evidentemente lo sapeva perfettamente bene a tal punto da rendere del tutto inutile la sottolineatura araldica del dexter-arm.

E non mi dilungo perché per queste correzioni mi hanno tirato proprio scemo, davvero e le elucubrazioni che ne sono seguite mi hanno portato su cammino periglioso.

Amen.

Ho imparato a guardare tutti i destrocheri per quello che sono e sicuramente non mi lascerò più trarre in inganno e non mi farò tirare le orecchie neanche dalla più scafata delle gra-fiche.

A futura memoria.

ps: grazie max per la pazienza e i disegni.


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