Lo smaronamento della Mazzantini, altro che “splendore”

Lo ammetto! Ho comprato e letto un altro libro della Mazzantini. Da spararsi e defungere all’istante. Però a mia discolpa devo dire che l’ho acquistato alla Tigros di Veniano. Capite! Avevo sguinzagliato Mater libera per le corsie del supermercato e, sopraffatto dalla noia, mi sono fermato allo scaffalino dei libri. E così fu che la mia attenzione cadde sulla copertina della Mazzantini, o meglio sul colore rosa del libro. Cosa potevo farci? Non prenderlo, prenderlo. Ma sì, tanto paga Mater. Non oso pensare cosa avrei potuto comprare se solo mi fossi trovato al Bennet, magari tutta la serie muccinesca della serie “ammmmmmoreeeeeeeemio”.
Cara Maragaret, te lo dico con tutto il cuore e sincerità! Nella letteratura mondiale solo tre donne possono permettersi di raccontare la storia di uomini parlando della loro intimità. La suprema Yourcenar, la insuperabile Deledda nell’Elias Portolu e la Fallaci.
Tu, mi dispiace, non rientri in questo trio.
Eppure l’ho letto, mi sono lasciato avvincere, mi sono grattato per l’orticaria che mi hai fatto venire, mi sono commosso per alcune pagine, ho resistito alla tentazione di buttare il libro dalla finestra in certi momenti. Ringrazia il cielo che mi trovassi a Gravedona e che per forza di cose dovessi sopravvivere, a costo di sfangarmi su certe porcate. L’ho letto anche se ho saltato a pie’ pari tante pagine.
Ma non ci siamo, no per niente.
La prolissità verbosa di certe descrizioni era del tutto inutile, barocca, messa lì dopo aver ingollato il dizionario dei sinonimi e contrari, come qualcuno ha suggerito in una recesione su Anobii. Le metafore orrende, senza senso, come certi ghirigori che vengono fatti per pasticciare una pagina intonsa: terribili e poco sostenibili.
La prolissità temporale del soggetto narrante passato dalle pulsioni del cazzo alle impotenze funzionali precoitali; dalla fanciullezza nella borgata provinciale di Roma alla raffinata e indomata gioventù multiculturale di una superesclusiva “university” of London.
La prolissità spaziale che da Roma si stemperava nelle periferie di Bolzano, Matera, e non so quale altra città.
Brava Margeret, sei brava, sai tante cose, ti intendi di medicina, di arte, di pedagogia, di … e diamine. La saputella del secolo!
Ma che rottura di palle e che mostruosa sfigaggine calata sui due innamorati! Che, per inciso, li ignori; decidi di tralsciare i momenti di incontro che avrebbero dovuto essere al contrario la parte più ampia e profonda del libro. No, ti perdi nelle descrizioni di Izumi e di sua figlia, fai una disgressione su Paolo Uccello, ma guarda un po’, ti distrai sulla morte di tua madre e dello zio. Dell’amante… Si qualche appassionata pagina, ma poi… E l’altro che cosa pensa, che cosa fa, quali sono i suoi sentimenti… Neanche una descrizione, diciamo pure, erotica.
Sei noiosissima, ti sei persa da qualche parte. Tra l’impotentia coeundi del protagonista dovuta a una parotite infantile che ha fatto risalire dal sacco scrotale un testicolo e la riparazione psichica con il ritrovamento salvifico in extremis dell’amante.
Veramente da tagliarsi le vene. No.
L’amore non è scopiazzatura di sceneggiature alla Proulx o rimpianti per la morte di River Phoenix. Ti sei cimentata in una storia che non ti appartiene, una storia dove tu sei stata la protagonista sbagliata. Ti ho tanto amata nel precedente libro, ma in questo no. L’amore di due uomini non si consuma con frasi ad effetto, non si sistema in una classificazione ordinata. Manca la passione, la pulsione, il moto diretto. E quando dovevi agire, arrivare al punto, ti arrotavi su te stessa in questi ghirigori assurdi. Sbandavi e via di testacoda. Molte semplificazioni quando invece ci sarebbero dovute essere riflessioni, molte lungaggini quando invece sarebbero bastate alcune righe. L’amore è qualcosa di inconfessabile, di intimo. Cosa c’è di intimo in questo libro? Rimani solo al margine di un gorgo senza mai finirci dentro. Di “splendore” c’è poco o niente. Tanta miseria, tanta saputeria ma nient’altro. Hai tanto peccato.

Huntington – Secret

I feel a faint memory

Or did it happen in a dream?

I look across and I feel it coming

Don’t even wanna leave the bed

Don’t even wanna feel my head

I know I gotta pay the price and it’s coming

I got a secret, I can’t tell it

It’s eating me up here, I can’t help it

I’m not a good man, I got a secret, and it’s…

I’m guessing you can read my mind

I’m stressing that you’ll know in time

It’s messing with my brain, I know it’s coming

But maybe you don’t have to know

Maybe I’ll put on a show

Or maybe I’ll go outside and start running

Chorus x2

When you look into my eyes

You see past my disguise

I see you’re getting wise

I look the other way

I’m feeling paralysed

I know the answer why

It’s all these f****** lies

And I…


I feel a faint memory
Or did it happen in a dream?
I look across and I feel it coming
Don’t even wanna leave my bed
Don’t even wanna feel my head
But I gotta pay the price and it’s coming

I got a secret, I can’t tell it
It’s eating me up here, I can’t help it
I’m not a good man, I got a secret, and it’s…
I got a secret x5

I’m guessing you can read my mind
I’m stressing that you’ll know in time
It’s messing with my brain, I know it’s coming
But maybe you don’t have to know
Maybe I’ll put on a show
Or maybe I’ll go outside and start running

I got a secret, I can’t tell it
It’s eating me up here, I can’t help it
I’m not a good man, I got a secret, and it’s…
I got a secret x2

I got a secret, I can’t tell it
It’s eating me up here, I can’t help it
I’m not a good man, I got a secret, and it’s…

When you look into my eyes
You look past my disguise
I see you’re getting wise
I look the other way
I’m feeling paralysed
I know the answer why
It’s all these fucking lies
And I…

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