Iniziamo dall’inizio anche se – devo dirlo – è sempre il solito incipit. La facciamo breve: ho cambiato il turno con il nano così mi sono ritagliato cinque giorni liberi. Ovviamente una miseria. Addirittura dai piani alti sono piovuti i soliti mugugni. Peccato che mi faccia Pasqua, Pasquetta, il 25 Aprile e il 1° Maggio. Ok, di queste feste non mi interessa niente però tutte io, le devo fare? Avrei voluto un altro giorno in più ma niente da fare. Ho rimandato giù il boccone, nonostante tutto. Avessi qualche milione in banca…

Evito accuratamente di elencarvi le mie desiderata di posti esotici dove avrei voluto spendere questi cinque giorni. Alla fine, la scelta è ricaduta sulla Danimarca. Ho deciso all’ultimo minuto, perché SAS (salutami a sorrata!) costava più di un rene e le possibilità di arrivare erano equamente suddivise tra Malpensa e Linate. Non potevi scegliere un unico aeroporto. D’undio.

Alla fine, non so come, ho aperto la pagina di Lufthansa e ho trovato delle proposte allettanti a meno della metà dei prezzi di SAS. Ho scelto all’ultimo minuto. Volevo portarmi Jake: c’era la possibilità di metterlo nel trasportino e viaggiare con me sull’aereo per la modica cifra di 75 euri andata e altrettanti per il ritorno.

Se avessi deciso per il gatto, avrei dovuto portare Mater, perché gestire il gatto da solo, in terra straniera, è assolutamente improponibile. Peccato che Mater, appena tornata dalla ridente cittadina di Diano Marina, una quattro giorni con le novantenni, fosse conciata e appestata come se fosse andata chissà dove. Tosse, snarigiamenti, voce flebile, scatarramenti…

Ho rinunciato a lei e per forza di cose anche a Jake.

Questa era la premessa.

Dunque, volo operato da Helvetic, via Zurigo. Partenza alle 15 e arrivo alle 19 circa. Mentre raggiungo Malpensa, mi viene comunicato che il volo per Zurigo avrebbe subito un ritardo di almeno 45 minuti. Incominciano le giaculatorie e gli improperi. Al bancone del check-in, mi dicono che non era neppure garantito l’arrivo per colpa di un misterioso vento sulla Svizzero. Mi propongono un altro volo, sempre delle 15 ma via Francoforte. Peccato che la tratta successiva fosse alle 21. ALLE 21! Capite! O così, o, boh, rimani a Zurigo.

Mando giù un altro boccone amaro. E sia per Francoforte! La signorina mi dice, mostrandomi le nuove carte d’imbarco: “Vede, con questo tagliando, lei ha diritto a un voucher di – tenetevi stretti – 15 euro spendibile in uno dei magnifici ristoranti di Francoforte. Grazie, come è umana lei. Non sarà troppo questo voucher?

Telefono all’ufficio della Budget di Kastrup. Mi bloccano ogni speranza, alle 22 chiude tutto, non c’è nessuna possibilità di ritirare l’auto. Sono sbalordito. Ho telefonato all’ufficio di Copenaghen, non un aeroporto sgrauso! Persino i renter all’aeroporto di Atene è aperto fino a notte inoltrata, e ce ne vuole! Niente, o alle 7 domani o non ritiri l’auto.

Mando un messaggio all’albergo per disdire. Perdo i miei 100 e passa euro per l’alberghetto a sud di Copenaghen, in riva al mare. Mi risponde la struttura: “Capisco, ma ci perdo io, sa quanto costa tenere una stanza vacante! Mi trattengo dal mandarla a quel paese”. Rispondo: Well, rules are rules. Hope you enjoy my money. But no more Denmark. The world is much better than your little Denmark. E mentalmente la invito a Elsinore.

E così sono in questo aeroporto, grigissimo, con un sole pallido, tutti simpatici come la sabbia nelle mutande. Vergognoso. Mi sono mangiato un fish&chips per la modica cifra di 25 euro, 10 euro di sforo. Sono incazzato. Mi consola che non mi sono portato né Mater né Jake, altrimenti chissà che incubo. Sto aspettando che arrivino le 21 per l’altro aereo. Stay tuned.