Il favoloso mondo di Amelie


A Parigi la giovane Amélie Poulain lavora come cameriera in un bar di Montmartre, il "Café des 2 Moulins", e la sua vita trascorre serena tra alcune visite all'anziano padre vedovo e alcuni piacevoli passatempi (spezzare la crosta della crème brûlée col cucchiaino, far rimbalzare i sassi sul Canal Saint-Martin, immergere le dita nei legumi) che riempiono la sua quotidianità.

La sera in cui muore la principessa Diana, Amélie trova per caso una scatoletta dietro una piastrella di un muro del suo appartamento (avendo rotto la piastrella in quanto ci è caduto contro il tappo di un flacone). Aprendola, con grande stupore, vi trova al suo interno dei piccoli ricordi e giocattoli, e intuisce che molto probabilmente si tratta di una scatoletta nascosta decenni prima da un bambino che abitava nello stesso appartamento.

Amélie cerca di ottenere informazioni per scoprire a chi fosse appartenuta la scatola, e dopo lunghe ricerche riesce a ottenere il nome che le serve: Dominique Bretodeau. Amélie inizialmente comprende il nome in modo errato e rintraccia tutti gli abitanti di Parigi che si chiamano con tale nome; interviene in suo soccorso, a farle notare l'errore, "l'uomo di vetro", un pittore vicino di casa di Amélie il cui vero nome è Raymond Dufayel, che deve il suo soprannome a una malattia congenita che fa sì che le sue ossa tendano a fratturarsi con una facilità anormale (probabilmente osteogenesi imperfetta oppure osteopetrosi); per questo motivo non esce quasi mai di casa (facendosi consegnare la spesa a domicilio) e nella sua dimora tutto è imbottito per evitare di sbatterci contro.

Amélie riesce a consegnare la scatoletta al suo originario proprietario senza farsi scoprire con uno stratagemma: nasconde la scatola in una cabina telefonica di una strada dove ha saputo che l'uomo ha l'abitudine di passare e lo attira facendo squillare il telefono. L'uomo ritrova i momenti della sua infanzia, ormai dimenticati da tempo, e rimane profondamente scosso. Entrando casualmente nello stesso bar frequentato da Amélie, le racconta cosa gli è accaduto, ignaro che sia lei l'artefice di ciò, aggiungendo che vorrebbe provare a ricucire i rapporti con la figlia, con cui non parla da anni, e il nipote, che non ha mai visto.

Amélie rimane talmente colpita dalla reazione di Bretodeau che decide, dopo una notte insonne, di dedicare il suo tempo a "rimettere a posto le cose" che non vanno nelle vite di chi le sta vicino: aiuta un uomo cieco ad attraversare la strada e poi lo accompagna per un tratto descrivendogli tutto ciò a cui passano vicino; con l'aiuto di un'amica hostess fa credere al padre, che dalla morte della moglie è sempre più chiuso in sé stesso, che il nano da giardino a cui l'uomo è molto affezionato stia girando il mondo in vacanza (viene in realtà portato in viaggio in vari luoghi dalla hostess); alla portinaia del suo palazzo, che ha perso il marito dopo una fuga romantica di lui con l'amante, fa pervenire una lettera - un collage creato utilizzando pezzi di lettere originali dell'uomo alla donna - che sembra andata perduta nel passato, dandole così l'illusione che, prima di morire, il marito abbia disperatamente cercato di mettersi in contatto con lei; organizza dei pesanti scherzi a un crudele fruttivendolo che tormenta e insulta continuamente il suo garzone, facendogli credere di essere impazzito; riesce a far innamorare una sua collega, rassegnata a una vita da single, di un geloso e ossessivo frequentatore del bar; diffonde in tutta la città le frasi dell'amico Hipolito, uno scrittore fallito anche lui cliente del "Café des 2 Moulins", recitando suoi versi al controllore del treno o scrivendoli sui muri.

Durante le sue ricerche, inoltre, Amélie aveva incontrato casualmente Nino Quincampoix, un ragazzo che per hobby colleziona fototessere mal riuscite che sono state gettate via (perlustrando le macchine per fototessere di tutte le stazioni ferroviarie parigine), e se ne era innamorata. La seconda volta che Amélie vede il giovane mentre raccoglie foto, mentre lei tenta di avvicinarsi, lui scatta improvvisamente all'inseguimento di un uomo, perdendo dal motorino una borsa con l'album con la collezione delle fototessere. Nel cercare di restituirlo all'amato Nino, Amélie si impegna anche a risolvere "il mistero delle fototessere", ovvero l'immagine di un uomo che, sistematicamente e con la stessa espressione vuota, si scatta delle fototessere in tutti gli apparecchi di tutte le stazioni per poi gettarle subito via.

Costui era la persona inseguita da Nino quando ha perso il suo album: si rivelerà essere solo un manutentore delle macchine delle foto, che scattava foto di prova. A causa di alcuni malintesi, Amélie, ingelosita, non vuole più essere avvicinata da Nino; sarà un messaggio in videocassetta lasciatole dall'"Uomo di vetro" a farle prendere la decisione più importante della sua vita: fare del bene anche a se stessa, quindi unirsi a Nino da cui è fatalmente attratta (anche per le affinità che hanno reso in un certo senso "parallele" le complicate infanzie dei due giovani sognatori, come è spiegato dalla voce narrante fuori campo, una sorta di protagonista senza volto di quest'opera cinematografica). I due riusciranno ad incontrarsi e tra loro nascerà un tenero amore. Alla fine Amélie è molto felice: ha aiutato i suoi cari e ha trovato l'amore.

Carinissima storia d’amore tra due svitati che per ritrovarsi coinvolgono mezza Parigi. La crocerossina Amelie deve a tutti i costi trovare il proprietario della scatola di metallo contenente i ricordi di un misterioso personaggio che abitava nello stesso appartamento prima di lei.

In questa ricerca trova l’amore, correndo tra i vicoli di Montmatre.

Successo e divertimento assicurato per questa storia sinistroide.