Il giovane favoloso


Giacomo Leopardi è un bambino di straordinaria intelligenza che cresce nella casa-biblioteca a Recanati assieme ai fratelli Carlo e Paolina, alla madre e al padre, nello Stato Pontificio. Ha un rapporto difficile con il padre Monaldo, nobile autoritario dai modi rigidi e severi. La madre di Leopardi era Adelaide Antici. Insofferente alle ristrettezze di un ambiente così retrivo (questa non dava nessun segno di calore ai propri figli, infatti Giacomo si conforta nello studio), il ragazzo vuole allontanarsi dalle mura familiari, desideroso di condividere il mondo intellettuale e reale dei suoi amici letterati (in particolare con Pietro Giordani) con i quali si tiene in contatto mediante una fitta corrispondenza epistolare.

Il piccolo Giacomo vive però tormentato da numerosi dubbi e problemi di salute e il 29 luglio 1819 un suo tentativo di fuga, tramite un falso passaporto, viene sventato dal padre. Rimane particolarmente turbato dalla morte di Teresa Fattorini,[1] la figlia del cocchiere di famiglia, la quale rappresentava per Leopardi la speranza, tanto da dedicarle, dieci anni dopo, una poesia che verrà intitolata A Silvia.

A ventiquattro anni lascia finalmente Recanati, ma nel frattempo la sua salute, già cagionevole, peggiora. A Firenze conosce Antonio Ranieri, un nobile napoletano che diventerà il suo migliore amico e con il quale condivide alloggio e salotti mentre continua a dare alle stampe le sue opere di poesia e prosa, non sempre però accolte da una critica favorevole. Conosce nel frattempo Fanny Targioni Tozzetti, una giovane aristocratica di cui si invaghisce non ricambiato, con cui si instaura un «triangolo sentimentale» fra i due e Ranieri.

Giacomo si sposta dapprima a Roma, poi a Napoli, per motivi di ristrettezze economiche, sempre con l'amico Ranieri e, in ultimo, con Paolina (sorella di Ranieri), i quali si assicurano di vegliare sulla sua attività letteraria e di mettere in salvo i suoi scritti. Scoppia il colera: Giacomo e Ranieri compiono l'ultima tappa del loro lungo viaggio, trasferendosi in una delle ville di campagna che sorgono alle pendici del Vesuvio (Villa Carafa-Ferrigni, divenuta poi Villa delle Ginestre). In quella parentesi finale della sua vita, dopo aver assistito a un'eruzione del vulcano, sofferente e ormai vicino alla morte per il decadimento fisico, Giacomo Leopardi trova ispirazione per la celebre poesia La ginestra.

Un bellissimo film su Leopardi, che finalmente dice chi era davvero. Per tutta la durata del film non si fa altro che cercare di testimoniare questa certezza sempre taciuta.

Ho finalmente conosciuto un Leopardi sfigato, sì, ma non di certo per la sua bruttezza e la sua malattia. Anche ma non solo.

E solo a Napoli, purtroppo ormai era troppo tardi, il Giacomo finalmente scopre la sua vera natura, testimoniata dalla libertà della ginestra che cresce sulle pendici del Vesuvio.

Grandissima interpretazione.