una levataccia, alle 4 e 30 per vedere l’alba sul monte a tre mila metri. Ovviamente le nuvole sono arrivate giusto un minuto prima che sorgesse il sole e non si è visto più niente. Che rabbia e che sonno! Per fortuna che avevo fregato il piumone dell’albergo. La cosa peggiore però sono quei ciclisti che si lanciano dall’alto, con un manto stradale scivoloso e una visibilità a meno di 10 metri. Già li odio la domenica ad Albavilla, li devo trovare anche qui, mentre guido con il cuore in gola rischiando di non precipitare io e tutti i pazzi a seguito.
E poi finalmente ho ristabilito il mio carma interiore, dopo i rosari e le parolacce, in questo ameno paesino di artisti, frickettoni e figli di fiori venuti male.
Ho percorso il labirinto del cuore, o la presa per il culo se volete… ma alla fine…

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