Dopo il giro piacevolissimo della città di Visby, sotto un cielo che più azzurro di così non si poteva, sono andato verso sud per vedermi il tramonto. C’era una riserva naturale proprio fuori dalla città, dalle cui scogliere si godeva un fantastico panorama. Perché non fermarsi per un paio d’ore?

Tutto bello, arrivo alle scogliere, mi godo il tramonto, mi prendo tutto il vento che arrivava dal mare baltico e guardo il lento consumarsi della luce del sole. Ormai ero pronto per tornare. Non so come ma ho sbagliato sentiero.

Me ne sono quasi accorto subito ma ormai il danno era fatto e nella boscaglia senza un sentiero segnato era un’impresa ardua. Avevo tre punti di riferimento che in quel momento non riuscivo però a metterli assieme perché mi mancava la triangolazione. Il palo altissimo della Tim (non ci sono montagne e si arrangiano come si può), il bush più spesso e la strada statale, la 35. Ovviamente non riuscivo a raccapezzarmi. Ero tentato di chiamare il 112 ma cosa gli dicevo? Di essermi perso nel boschetto della Spina Verde di Visby? Non avrei mai superato la vergogna. Colpo di genio. Vado verso il rumore delle auto, dove avrei trovato la strada. Una volta lì mi sono accorto di essere andato a nord per oltre un chilometro. E la distanza del palo della Tim, che all’andata sembrava molto vicino, era proprio distante.

Ho camminato sulla strada, temevo per la mia incolumità ma non potevo fare altro, ormai era scuro. Arrivo alla rotonda della Pippy Calzelunghe e lì ho ritrovato me stesso, l’ingresso del parco e l’auto. Mi sono chinato davanti alla Volvo, l’ho baciata in un gesto apotropaico e sono andato via di fretta. Per questa volta me la sono proprio scampata.

Ma puoi perderti a Visby?

Oggi sono andato a sud fino alla punta estrema di Gotland. Non ho camminato molto questa volta. Volevo vedermi la casa della Pippy ma era letteralmente fagocitata dal parco dei divertimenti, una Gardaland sfigata, vuota. Me ne sono scappato subito e addio Pippy. Me la sono cancellata dalla mente e non ci ho più pensato. Mi sono subito riconciliato con la natura vedendomi delle scogliere bellissime poco vicine da dove non si vedeva la schifezza del parco.

Il resto tra pioggia, nuvole, sole, cieli sereni e ancora pioggia, nuvole e cieli sereni, ho percorso il periplo sud di Gotland fino al faro di Heligolmen. Peccato che si trovasse su un’isola. Ho sbagliato le coordinate ma il posto era bellissimo, complice anche il tempo che in quel momento dava il meglio di se stesso. Azzurro e un sole accecante. Ho lasciato le impronte delle mie mani sulla sabbia. Peccato che con la mia stazza, ho rischiato di finire nel mare. Un labrador di una signora mi guardava perplesso. Non capiva a che gioco stessi giocando.

Visto che ho mancato il primo faro, sono andato nell’altro a pochi chilometri più a nord. Meno bello inglobato nelle antenne della tim. Pazienza.

Così ho puntato per Visby passando da Roma, una cittadina minuscola al centro della Regione.