Con la giornata di ieri, mi sono riappacificato un po’ con i Capoverdiani. Ormai ho perso ogni speranza per affittare un’auto. L’ufficio della Hertz è stato categorico. Niente auto fino al 7 di gennaio. Invece, l’Andrew a cui ho mandato alcuni messaggi, un renter trovato nell’albergo, mi aveva detto che per il giorno dopo ci avrebbe trovato l’auto, peccato che dopo due ore lo stesso spegneva ogni entusiasmo, dicendo che la macchina era rotta. Ma puoi? Per cui niente autovettura qui a Sal. Così mi sono deciso a prenotare un giro per l’isola.

Alle 9 il signor Pina, giuro, si chiamava così, ci aspettava nella zona dei vucumprà dell’albergo, in pratica nel viottolo che dal resort porta alla spiaggia. È un posto di commercio sotto al sole, dove un numero imprecisato di persone, ti acchiappano come pesci per le loro escursioni. Non so perché ho scelto il Pina, probabilmente perché l’unico che mi aveva dato il biglietto da visita e non l’avevo buttato.

Ci ammassiamo in nove persone in questo pick-up. Dietro il van, en plein air, col rischio di perdere i turisti alla prima buca, quattro persone e altre quattro con l’autista, stretti come sardine davanti, nell’abitacolo. E via. Si parte. Lingue parlate: francese, portoghese e inglese.

Prima tappa le saline di Santa Maria, un posto iconico, surreale, con questi cumuli di sale affioranti dalle pozze d’acqua. A momenti scivolo in acqua, solo la prontezza dell’autista mi salva da una figura megagalattica. Seconda tappa la Kite Beach, una mezzaluna ampissima di sabbia dove un numero imprecisato di kite surfers faceva la sua bella esibizione con l’aquilone colorato. Mi chiedevo come non riuscissero ad intrecciarsi tra loro in un mega ingorgo e gigantesco nodo. Erano almeno una quarantina. Chissà sbrogliare la matassa…

Ci portiamo così nella spiaggia occidentale, al Murdeira Village, quello che ci ha paccato, ‘sti stronzi. Qui molta meno spiaggia, rocce, riserva naturale, sullo sfondo il Monte Leao, il leone dormiente. Qualcuno si azzarda a fare snorkeling, mi tenta ma so che l’acqua sarebbe molto fredda. Così rinuncio.

La tappa successiva è il paesello di Espargos, il capoluogo dell’Isola di Sal. Un ammasso di case-cubicoli coloratissimi. Qui ognuno può colorare le case come meglio credo. Non c’è una legge di uniformità. Giriamo attorno alla piazza del municipio e della chiesa. Fine. Espargos finisce dopo due angoli.

Così continuiamo a nord, nella parte più brulla, desolata, polverosa, dove ci sono le baraccopoli e il tanfo ci investe. Una piccola sosta in un posto in mezzo al nulla dove si vede il miraggio, lo stesso che vedresti nelle giornate molto calde. Boh. Ci riempiamo di sabbia che entra persino nelle mutande. E per togliercela andiamo alle piscine naturali. Una rientranza in mezzo alle scogliere. I ragazzetti si tuffavano. Se l’avessi fatto io, avrei prosciugato tutta la piscina.

Così andiamo a zonzo per la minuscola cittadina di Palmeira, città portuale, praticamente bruttina, desertica e puzzolente, per il vicino sito di stoccaggio del carburante che serve tutta l’isola. Ritorniamo a Espargos, in un ristorante mangiamo del pesce fresco, buono. E rischiamo anche di ingurgitare non so quante mosche. Il tizio accanto a noi ha un attacco di diarrea. Già dal giorno prima, praticamente intasa tutti i cessi. Mi chiedo come possa aver accettato di venire in gita ma soprattutto aver deciso di fare il bagno. Mistero. Un ragazzo portoghese, penso medico, si prodiga nell’alleviare il suo malessere. Io faccio finta di niente. Tanto, cosa avrei potuto fare…

Così finiamo la gita per l’isola sulla spiaggia degli squali, dove al modico prezzo di 5 euro ci affittano le crocs per camminare tra gli scogli e vedere gli squaletti. E per il modico prezzo di un euro puoi usufruire di un comodissimo cesso tutto arrugginito. Mah. Facciamo in tempo a vedere il cratere con le saline di Pedra Lume, o qualcosa del genere, il primo centro abitativo dell’isola. La luce soffice ci accarezza e rimango incantato dal paesaggio, all’interno di un vulcano. Bellissimo.

La gente fa il bagno in queste pozze di acqua putrida per sentirsi galleggiare. Ma neanche morto vado a sentirmi leggero come una piuma lì, per poi uscire tutto oleoso per giorni interi. Arriviamo giusto in tempo per il tramonto, meno bello degli altri giorni per alcune nuvole proprio sull’orizzonte ma altrettanto affascinante.