Una giornata splendida dal punto di vista meteo. Un cielo terso e neanche una nuvoletta. Dopo la colazione al porto, decido di esplorare l’isola dalle montagne. Le intenzioni erano più che buone… solo quelle! Come è finita, beh, abbiate solo tempo di arrivare alla fine della lettura.
Dicevo, scoprire la montagna.
Così mi dirigo alla chiesetta della Madonna del Porto e già subito inizia la salita. Un cartello che indica sei tornanti vuole chiarire subito come stanno le cose.
In realtà la salita è piacevole, non strappa e non ho nemmeno il fiatone. Sì, un pochino ma sopportabile. Passo sotto l’arco di ingresso della colonia penale. Anche i carcerati hanno diritto alle vacanze al mare. Un cartello sarcastico fa dell’ironia: “bello come un carcere in rovina”. Salgo ancora, un altro cartello che indica un numero pari di tornanti a quello precedente. Ma non li avevo appena fatti?
Non mi spaventa nulla. Sono sull’altopiano, il mare mi circonda. Arrivo all’ovile e poi a una specie di agriturismo. Il passaggio è libero sebbene sbarrato da un cancello. Un capraiese barbuto, wild, ma giovane e di bell’aspetto, con un bel sorriso mi apre il varco. Mi incita a salire, non mi scoraggia proprio. Mi aspettavo di sentirmi dire: “ciccione, dove credi di andare?”
Invece con voce suadente mi sprona ad andare oltre, di salire proprio dove sarebbe iniziato il vero sentiero e me lo indica con la mano. La vetta mi sembra a portata di mano. “Poi percorri il versante occidentale della montagna e prosegui fino allo stagnone”. Mi sembrava fosse una guida dell’Alpitour.
Mi sono fidato, mai scelta fu così improvvida.
Arrivo al crinale, poco sotto al monte Castello. Mi dirigo verso il monte Penne. A metà faccio il video di cui avete visto su Facebook. L’isola si allunga con rilievi modesti verso Sud. Il sentiero era quasi tutto in discesa ma sul monte sentivo già la stanchezza. Lo “stagnone” era lontano, lontanissimo.
Scendo, le giunture fanno male. Vado piano, mi fermo e arrivo a questo posto, devo dire, bellissimo. In realtà lo “stagnone” era poco più di una pozza. Qualcuno ha disposto dei sassi a forma di punto interrogativo. Se non ci fossero stati dei tafani grandi come elicotteri, mi sarei rinfrescato.
Vedo il cartello “via diretta Capraia Porto”. Non era il sentiero preventivato. Dovevo fare quello più lungo ma molto più comodo e a questo punto più veloce. Invece no, mi incaponisco e decido di percorrere questo sentiero. È terribile, sassi che rotolano, arbusti che si spezzano. La pendenza è terribile. Sono secco come una birolla. Inciampo almeno quattro volte. Il telefono non prende. Perdo il sentiero due volte ma mi ravvedo immediatamente. Vado piano, pianissimo, mi fermo parecchie volte. Sono ormai 4 ore che cammino. Cerco di essere il più cauto possibile, ma incomincio ad avere le traveggole come Fantozzi. Sento impellente l’esigenza di continuare. Non c’era altro da fare. Dai, ormai manca pochissimo. La parte finale è nella ghiaia di un torrente. Ruzzolo.
Sento il telefono squillare.
”Pronto?”
“Carabinieri di Capraia”.
“ Diamine che è successo?”
“Sua madre era preoccupata e ci ha chiamato”
“Noooo, ma davvero?”
“ Ma sì, lei dove si trova?”
“A Capraia porto, vedo un piccolo ponticello di pietra. Dovrebbe essere quello di San Lorenzo”
“Va bene, la raggiungiamo”.
Subito dopo chiama Mater. Ecché? Sono qui, non finiva più questo sentiero. Dovevi proprio chiamare i carabinieri?
Morale della favola, alla Capitaneria di porto, ci troviamo tutti quanti: membri della Toremar, della Guardia Costiera e, ovviamente I Carabinieri. Sta bene? Dissimulo con un falso sorriso e con voce per niente affaticata. “Ma certo!” Sentivo il naso crescere come quello di Pinocchio, ma ci credono. Giù una risata da parte di tutti. E poi rincaro la dose, nonostante la misura del naso.
“Sono un medico del 118, non sono sprovveduto, a Como ci sono tante montagne. Sapesse quante uscite per caviglie saltate…”
Pendono dalle mie labbra, io falsissimo, a momenti dò una lezione di rianimazione avanzata… Comunque anche loro, gentili e professionali. Mi fanno capire di aver seguito la mia peregrinazione sul profilo Facebook. Ops, spero di non aver detto delle minchiate. Ma no, sono stato morigerato. E visto, perché so che almeno in questi giorni leggeranno il mio profilo, voglio ringraziarli per tutto e per la disponibilità e per aver rincuorato e levigato l’ansia di Mater.
Io avrò calcolato male le distanze e I tempi, sono andato oltre forzando le mie capacità, ma non mi sono azzardato a fare cose strane mettendo in pericolo la mia vita. Però, caspita, se lungo tutto il percorso, il segnale telefonico è assente, io non posso farci niente. In fondo quello che è mancato è stata la comunicazione. Il non poter dare notizie nella seppur wild isola di Capra è una grave pecca che spero si riesca a colmare.
Jake mi ha guardato stranito e tutta quella gente che lo circondava. Sapeva di avere un padrone scemo, ma fino a questo punto…