Mi sono ritrovato con cinque giorni liberi. Perché non sfruttarli, visto che siamo quasi in libertà, dopo nove mesi di clausura e di lockdown? Detto fatto. Ho deciso di andare a Capri, un posto vicino, bello che avevo visto già altre due volte. Abbiamo preso l’Italo perché l’aereo era proibitivo: costava almeno sei volte di più. Siamo riusciti per fortuna a prendere il treno delle 11.15, perché il nostro delle 12,40 ti faceva arrivare a Capri a un orario tardi. Insomma l’Italo è stato puntuale con la sua velocità di crociera di 250 km/orari. Due fermate, Milano Rogoredo e Roma. Un viaggio noiosissimo.In compenso Napoli ci ha accolto con un tempaccio scuro scuro che non prometteva niente di bello. Il Vesuvio era circondato da una coltre di nuvolacce nerissime che avevano già versato il loro carico di pioggia. La metropolitana di Napoli, prima in assoluta, devo dire che si sono sbizzarriti con le scale mobili e con la fantasia. È così colorata, disordinata ma devo dire funzionale. Sono sceso alla fermata Medina. Il tempo lacrimava ancora, dopo l’acquazzone. Ci siamo fermati al San Marco Bar proprio sotto la sede napoletana di Fratelli di Italia. Tempo di riempirci lo stomaco con una sfogliatella che abbiamo preso l’Aliscafo diretto proprio a Capri. Il tempo non era dei migliori ma almeno non pioveva. Capri mi ha accolto con un pallido sole del tramonto sulla spiaggia di Marina Grande… E così via in albergo dove dopo la cena, ci siamo abbioccati via un po’ per riprendermi dalla notte e un po’ dal lungo viaggio, nonostante l’Italo.