Avrei voluto andare nella punta estrema orientale dell’isola ma ho accontentato Mater che doveva andare a messa, essendo domenica. Ho trovato l’unica chiesa cattolica a Heraklion, proprio in centro. Così ho rinunciato ad andare via. Siamo dunque rimasti nei paraggi della capitale.

Alle 9 in punto lascio Mater nella via principale, davanti ai negozi. Io ne approfitto per vedermi la fortezza veneziana sul porto, una delle poche cose interessanti della città. Mi incammino lungo il molo, il cielo e il mare sono azzurrissimi, il leone alato fa bella figura di sé nelle mura settentrionali del bastione.

Per un momento mi sento orgoglioso di essere italiano, ma solo per un momento. Alle dieci recupero Mater persa in un negozio di souvenir e l’accompagno nella piccolissima chiesa cattolica.

Mio malgrado mi tocca partecipare alla messa ma mi metto in un angolino invisibile, dietro a tutti. La celebrazione è un mix di greco, italiano e inglese. Il prete nel preambolo iniziale, usa le tre lingue come se fosse la cosa più naturale di questo mondo. Un ganzo, davvero. Ed è polacco. Se vi interessa qui c’è una sua foto e un interessante articolo sulla chiesa cattolica di Heraklion. Il resto della funzione non l’ho seguita. Mi sono messo a sfogliare le notifiche di fb. La cosa che più mi ha sconvolto, ma davvero tanto, è stato il segno della pace, o meglio quello che sarebbe dovuto essere il segno della pace. Tutti quanti hanno strizzato gli occhi, ammiccando. Temevo in un delirio plurimo o un ictus collettivo. Ma come siamo messi? Mi ha turbato che qualcuno mi guardasse dritto negli occhi e mi ammiccasse. Come dovevo prenderla questa mossa? Una cosa porno? Un segnale clinico preoccupante? Aiuuuuuto.

Sono ripiombato nella lettura del cellulare abbastanza inquieto. Alle 11 è finito tutto e io mi sentivo libero. Mater ha preferito tornare in albergo. Perché non mangiare l’ultimo pasto in albergo, visto che domani ci spostiamo?

Ho fatto un bagno nel mare antistante la spiaggia dell’albergo. Una donna, anzianotta, a pancia in su sullo sdraio, non solo si è levato il reggiseno ma anche ha abbassato il costume fino a mezze chiappe. Horror channel. Abbronzatura del gluteo superiore? E quello inferiore. Meglio non pensarci.

Il pomeriggio, sono andato al santuario di Nostro Signore Salvatore, piccolissima chiesa ortodossa arroccata su un picco da cui si può vedere un panorama meraviglioso di tutta la valle fino ad Heraklion e al mare. Per raggiungerla ho dovuto percorrere 5 km di strada sterrata a strapiombo. Mater ha retto senza farmi venire il patema d’animo. Un posto sacro, bellissimo. Un terzo dell’isola di Creta era sotto i miei piedi. E poi non c’era neanche una nuvola e la vista spaziava nell’infinito e nelle vallate sottostanti.

Pienamente soddisfatto della mia scelta, mi sono portato al mare. Ho percorso un po’ di stradine inutilmente, alla fine mi sono deciso di prendere l’autostrada per arrivare nella costa della baia nord ad est di Eraklion, altrimenti mi sarei perso in giro. Bellissima la Lyttos beach, peccato per i complessi residenziali, per gli alberghi e tutto il resto. Se non ci fosse stata questa confusione edilizia, sarebbe stato perfetto. La spiaggia invece era piena di turisti, di bambini vocianti e madri petulanti. Aiuto! Ne avrei voluto affondare qualcuno.

E così ormai all’ora del tramonto, sono scappato all’albergo.