Come sottotitolo: il mio ultimo nei cieli di Tirana. Sì, quando è scattata la mezzanotte eravamo sull’Albania e il capitano ha voluto fare addirittura il countdown. Un applauso generalizzato ha scosso tutto l’aereo. A dire il vero alle 21, la mezzanotte emiratina, era stato già celebrato il nuovo anno, con un altrettanto concitato applauso e un lungo abbracciamento tra i membri dell’equipaggio dell’Emirates.

Abbiamo visto i fuochi d’artificio, sì davvero, ma dall’alto. In tutta l’Albania, si vedevano le luci dall’aereo come tante scintille. Davvero, non mi era mai capitato uno spettacolo del genere in vita mia.

Per il resto dopo il countdown, un’hostess pazza furiosa ha indossato una mascherina e con una trombetta ha starnazzato per tutto l’A380. Cioè, dico io, già eravamo riusciti a far dormire quel numero esoso di bambinetti che avevano strillato lungo il tragitto e che erano indemoniati.

Mi aspettavo da un momento all’altro pure un trenino lungo i corridoi dell’Airbus 380 con la musica della Giusy Ferreri Amore e Capoeira, invece il festeggiamento si è consumato solo in quell’applauso. Io, come da tradizione, ho stappato la mia Cocacola con i biscottini Oreo.

Il primo ci ha accolto con un tempaccio e pioggia a volontà. Ma perché su cinque volte che vengo a Dubai, per ben due volte trovo un tempaccio. Non piove mai, se non quei 4 giorni l’anno. Ma li devo beccare tutti io?

Atterriamo già con una mezz’ora di ritardo, alle 7,30, rimaniamo belli spanciati sulla pista di rullaggio per un’ora. I bambini gridano come ossessi. Le madri in preda ad istinti omicidi. Io già mi vedevo il coagulo salire dalla femorale e intopparsi nella polmonare. Mater che sbuffa. Aiuuuuto!! Alle 8,30, finalmente ci agganciamo al finger. Usciamo come la gelatina dal pancione dell’aereo. A pezzi agglutinati. E poi il miglio verde per arrivare agli arrivi. Giuro un chilometro intero per ritirare i bagagli.

Alla dogana, tutti premono contro i tornelli. Quelli della MSC già si pregustano la salsa sul ponte della nave. A me è capitato un poliziotto che proprio non aveva manco per le palle. Gli consegno i passaporti. Mi schifa il test molecolare della Synlab. Anzi, proprio non lo prende in mano. Guardi che mi è costato 110 euri… E va bene. I bagagli arrivano alla spicciolata come nei peggiori incubi di Malpensa. Ma perché quando piove a Dubai, la gente impazzisce, non capisce più niente e l’aeroporto, uno tra i più blasonati del mondo, diventa come servizi pari a quello di una pista in mezzo alle montagne?

Quelli della Magic Arabia mi aspettano allo Starbucks. Mi danno i biglietti e mi infilo sulla loro auto. Direzione Abu Dhabi. L’autista anche lui è terrorizzato dalle pozze d’acqua e dalle nuvole minacciose. In realtà su Dubai il cielo era bello e perfettamente sereno.

Pensavo di arrivare in pochissimo tempo ma il tipo se l’è presa con comodo. Si è pure fermato dal benzinaio e a momenti iniziava a pregare. Alla frontiera con l’emirato di Abu Dhabi, ci chiedono il covid test. Io felice glielo mostro come una reliquia, come la sindone. Ecco, vedi a cosa sono serviti i 110 euro? Ma neanche lui lo guarda. Basta solo il pensiero, il cenno di porgergli il foglio.

L’autista ci scodella al Marriot Hotel, fiiiico, di 5 stelle e non so quanti mila piani. Entrati dentro, il receptionist cineso ci annuncia che l’albergo è stato “sequestrato”, giuro ha detto così, per necessità governative e che, sorry, ce ne prenotava un altro. Mi dà cinque banconote da 5 dhiram, il corrispettivo di poco più dieci euro, e ci lascia nel portone come cretini a gridare a un taxi di fermarsi…

Pensavo davvero di dormire in una capanna, in mezzo al deserto, invece quello nuovo era moooolto più bello e proteso verso la baia di Abu Dhabi. Non male come cambio. Però dico, potevano organizzarsi prima? Finalmente con il wifi a 5 g, cerco di capire come posso scaricare e utilizzare le app, ma più mi addentro, più non ci capisco più niente. Non riesco a scaricare il green pass degli Emirati, nemmeno quello turistico, nulla di nulla. Per fortuna che ho il mio fogliettino della Synlab, che ha valenza 72 ore ma per loro è aumentato a 96. Boh, non ci capisco niente.

Il tempo è incerto. La brezza è piacevolissima. Fresca, odorosa di mare. Un cinguettio unico di uccelli euforici che mai avrebbero sperato nel nubifragio della notte, che ha lasciato rami e pozzanghere in giro per la città… tutti a fare le abluzioni nelle pozzanghere che sono sparse per tutti i viali.

Mi dirigo al mare… Ma è tutto sbarrato. Che rabbia. Mi sarei sdraiato sulla spiaggia ben volentieri e mi sarei fatto accarezzare dalla brezza. Invece, nulla, la sabbia la vedevo a grate, quelle che bloccavano l’accesso. E che cavolo, davvero.

Abu Dhabi è bruttina, e lo dico a bassa voce, prima che qualcuno se la prenda a male. Non c’è un centro, non ci sono negozi, niente di niente. Solo la Coop aperta 24 ore e questi palazzi, quelli sì, spettacolari, slanciati, come dita ficcate nel cielo. E nulla, alle cinque, cerco di far capire all’autista di domani che deve venire a prenderci in un altro hotel, mi convinco che è impossibile accedere alla sim degli Emirati e che tra tutte le app non ce n’è una che funziona. E pare che siano incatenate. Se non hai il numero dell’ICA, non puoi accedere all’app dell’AlHosn, se non accedi a questa app, non puoi avere l’EAU pass e tanto meno sei degno di poterti registrare alla TIM degli Emirati.

Ho gettato la spugna. Va bene essere cretini ma perché devo perdere tempo? Domani a Dubai ci penserò. Per ora spero che finisca presto questo incubo…