Ho la consapevolezza che diventerò l’ultimo giapponese a credere di combattere la guerra. Il mese prossimo la defezione di un collega ci farà restare in due in servizio, ovviamente i peggiori. Subentreranno altri colleghi che però divideranno la loro esperienza lavorativa tra diversi ambiti, per cui sarà impossibile trovare accordi e cambi e i miei turni saranno spalmati lungo il mese, a seconda delle esigenze della centrale, non più secondo le nostre esigenze di poveri medici sfigati MET.

Rimarremo in due, i peggiori, io e l’altro. Vedo il futuro molto triste, non solo a livello lavorativo ma anche personale. Io sto diventando vecchio, sono rinco. E non lo dico così per dire… Giuro che non più di un mese fa, mi stavo chiedendo in che parte del mondo si trovasse Buenos Aires e non so per quale malattia del neurone, ero convinto che si trovasse in Brasile, forse dalle parti di Rio. Ovviamente la cosa non mi tornava, ma sono stato per una buona ora a pensare a questa cosa, fino a quando mi sono dato dello stupido realizzando che era la capitale dell’Argentina e che per i suoi viali ho consumato migliaia di passi.

Ecco, un esempio chiaro e lampante del consumo di questa memoria, di questo corpo, che si sta sfaldando, che sta ingrassando, che fa fatica a stare in piedi e che alla sera arriva stanco e morto e vorrebbe dormire tutto il tempo che gli manca ancora da vivere.

La vecchiaia, una punta di depressione, e un’esagerata quanto parossistica voglia di rimanere ancorato al passato. E in questa infelicità, ecco il desiderio di viaggiare. Purtroppo mi accorgo che sta diventando una droga, non mi bastano viaggi corti, nel recinto europeo… Sono stato onesto, ho passato in rassegna tutte le mete, e non ho trovato alcuna destinazione che mi facesse suscitare in me un po’ di interesse. È l’assuefazione della droga, il consumo dei recettori che non captano bene, e la plasticità del cervello che è già modificato, bombardato da mille sensazioni e desideri, una lattina sostanzialmente deformata che non riprende più la sua forma originale.

Sarà uno degli ultimi, decisi in piena consapevolezza e desiderio di viaggiare. Ovviamente ancora una volta ho fatto una litigata furiosa con il minus, il caccilalingua. E mi chiedo perché deve essere tutto così difficile realizzare un desiderio, un qualcosa che mi serve ad andare avanti senza diventare un vecchietto immusonito e scorbutico.

Così, giusto per essere sincero, ho preso il biglietto ieri alle 17, dopo una settima dallo scazzo con il defi, sette giorni di struggimento cercando di non annegare nei sensi di colpa per i soldi spesi, per non sentirsi egoisti e lasciare solo il gatto. Ho dovuto sopportare i mugugni di Mater, che non ho capito bene se mi rinfacciava il fatto che non la portassi con me…

Ho scelto ieri tra tre proposte: Seul, Zanzibar e Seychelles. Alla fine la scelta è ricaduta su quest’ultima decisione, sebbene fossi già stato nel 2018. Le altre due destinazioni, sebbene quasi fattibili, mi ponevano delle domande. Seul per cinque giorni non valeva la pena, fossero stati due giorni in più, ancora ancora… Zanzibar, beh, non mi sono fidato, un posto nuovo, che però mi incute un po’ di terrore. Stonetown penso che sia peggiore della Mayotte e non volevo stare lì a passare dei giorni con questo timore. Il resto del mondo peraltro era precluso.

Con Emirates, sono qui a Dubai a scrivere con il Wifi gratuito. È mezzanotte ma sembra di essere al centro di un souk, persone svaccate per terra che dormono, gente scalza, gente che prega, il duty free shop scintillante e coloratissimo. Devo aspettare altre due ore… Non ho molto da fare. Il viaggio è stato perfetto, nioso, non ho potuto seguire la geografia del medio oriente perché ero sull’ala, e quella di un A380 è davvero una cosa mastodontica che ti preclude ogni visione, un po’ come la siepe del Leopardi. In compenso c’era poca gente. Avevo tutta la fila libera, mi sono allargato e ho occupato tre posti e mi sono visto i film… Dubai la riconosci dall’alto, ormai la riconosco da lontano, la torre più alta del mondo la vedi perfettamente.

Bene, vado a cercare il mio gate… to be continued