Di fatto una sosta lunghissima di dodici ore a Dubai. Sono arrivato alle 4,30 in aeroporto e praticamente ho avuto dodici ore di stop over. Invero c’era un altro aereo mooooolto prima ma i marcioni dell’Emirates te lo facevano pagare ben cinquecento euro in più. La politica è chiara, così puoi andare in città a spendere i soldi e chi ne guadagna è tutta Dubai. Ho preso la metropolitana alle 6, appena aperti cancelli, e mi sono portato alla fermata MAX. Volevo vedere qualcosa di nuovo, ad esempio il Frame e il Museo del Futuro. Interessante ma alle 7 è tutto chiuso e per di più c’è un traffico apocalittico. Non parliamo poi di questa nebbiolina di smog, dove non si vedono i grattacieli: sembra di vivere nel giorno catastrofico del fallout.

Cielo grigino-giallo paglierino, gente che ti pressa sulla metropolitana, una cosa fastidiosa che non riesci a toglierti di dosso. Alla fermata Max, ho percorso il chilometro di pista per giovani aitanti che vogliono fare jogging, peccato per le circonvallazioni e le autostrade a 10 corsie che ti passano ad un metro. Puoi fare il salutare che vuoi ma respiri i benzeni di tutta Dubai…

Il Frame, questa cornice gigantesca apriva alle 9, poco male, me ne sono scappato dopo il mio percorso salutare di smog. Ho preso di nuovo la metropolitana e sono sceso in quella a due fermate successive. Anche lì il museo era chiuso. Infastidito, mi sono fermato da Costa, ho fatto colazione, sicuramente non paragonabile a quelle che faccio in Italia e ho guardato la cartina, dove andare? Cosa vedere di non già visto nella mia ennesima sosta a Dubai? Guardo e riguardo, la mia attenzione cade diverse volte sul Parco del Creek, un “wildlife sanctuary”. Fiiiiico, finalmente un po’ di natura anche a Dubai. Si trova in periferia, al limite sud della conurbazione urbana. Arrivo al capolinea della linea verde, in mezzo al nulla. La metropolitana dovrà essere continuata, ci sono i piloni e i binari finiscono nel vuoto. Dubai ti regala queste immagini. Fermo un taxi in mezzo alla tangenziale, ma davvero non avevo alternative.

Il taxista mi lancia uno sguardo stranito, gli mostro la cartina, segue il mio dito, rialza lo sguardo quasi a chiedermi se il posto fosse giusto. Certo, non vede è scritto qui. Inserisce in Google Maps l’indirizzo ma non è ancora convinto. Penserà sia un folle. Chi mai sarà andato a questo parco? Imbocca le autostrade, svolta agli svincoli, sei chilometri di rollercoaster sulle strade trafficate di Dubai. Alla fine lo troviamo il posto, bisogna uscire dall’autostrada a 6 corsie. Il posto è ancor più desolato della fermata. Il tassista mi dice che è la prima volta nella sua vita che porta qualcuno. Gli sorrido: vede? C’è sempre una prima volta.

Delusionissima. Gli uccelli ci sono, pochi, terrorizzati dal rumore della 46 che passa a meno di un metro. Come fa ad essere un wildlife sanctuary? Entro, pensavo in un percorso a piedi tra le mangrovie, non so…, un sentiero che ti facesse assaporare la” wilderness”, invece entri un gabbiotto di 4 metri per 4 e ti siedi ad osservare. Non vedo i fenicotteri rosa… Sono stra-delussisimo. La mia follia nella foresta di Dubai si scioglie così in un secondo. Mi faccio chiamare il tassista. Questo sbaglia il percorso, sulla app vedo che va oltre. Ma di un dio, cosa ci vuole? Non ce la fanno proprio.

Mi faccio portare alla metropolitana. Mi accorgo di un altro ingresso, ovviamente non percorribile a piedi e gli stronzi di fenicotteri sono lì, tutti ammassati. ‘Sti stronzi, ma cosa dico al tassista? Fermati che c’è un’altra entrata e che ci sono i pennuti rosa? Non posso fargli rischiare il tamponamento e la licenza, facendolo fermare sulla autostrada. Sono triste, non sono riuscito nel mio intento e di certo non per colpa mia. Un peccato enorme. Me la faccio passare ma non sono convinto. Prendo la metropolitana e mi porto alla Dubai vecchia ma appena esco, mi viene la noia di questa città enorme, asfissiante, disumana, che crescerà non so fino a dove. Imploderà? Oppure no… Basta è la quinta volta e l’ho sempre trovata difficile, sia per il caldo, sia per l’enormità di questa cosa infernale.

Indispettito e infastidito da tutto, prendo e me ne torno in aeroporto. Fine della vacanza.