Sono arrivato a Nynäshamn alle 18.35 come da indicazione del navigatore precisissimo, che non sbaglia mai e che mi fa arrabbiare tanto.

L’albergo, come già avete potuto vedere, ricordava molto la casa della famiglia Addams: in mezzo al nulla, sulla collina con tanto verde. Mi sono venuti in mente tutti i film svedesi in cui qualcuno ci lasciava le penne. Almeno non c’era la nebbiolina.

Alla reception – che idiota, verso quale altro luogo mi sarei mai potuto dirigere? – la ragazza alla mia vista sembrava indemoniata. Appena mi avvicinavo, le indietreggiava. Stavamo recitando la saga di Twilight? Ha bofonchiato in svedese, mi ha detto che lei non c’entrava nulla e infine mi ha indicato la fatidica scatola d’acciaio. A momenti mi faceva la croce con le dita o mi sarei aspettato che mi tirasse una treccia d’aglio. Alla fine tutto quello che ho capito era di posizionarsi davanti alla scatola magica.

Il codice, vero!, me l’avevano mandato via email. Tiro fuori il cellulare recupero il numero, digito i numeri con la stessa sacralità di un oracolo. Rumori metallici, si apre un pertugio illuminato di azzurro. La verità, eccola. Ecchecivoleva?

Stessa scena per prenotare il traghetto per il giorno dopo. Purtroppo non alle 11 ma alle 18. Pazienza, ormai siamo in Svezia e dobbiamo affrontarla questa vacanza. Stavo per dire in maniera resiliente ma lasciamo perdere. L’impiegato mi guarda in cagnesco. Metta il passaporto lì. Ok. Mi apra il passaporto sulla prima pagina. Ok. Glielo apro e glielo appoggio sul vetro. Lui digita furtivamente i dati e guardingo e mi chiede la carta di credito. Appoggio il bancomat. Per fortuna che il contactless funzia altrimenti mi sarebbe morto l’impiegato.

Da noi il covid ha tirato fuori il peggio di noi, ma qui è ancora peggio. Prima erano orsi, ovviamente nordici, ora, ancor di più. La distanza interpersonale dei due metri la dice lunga…

Sono tornato in albergo e ho iniziato a prenotare tutto quello che c’era da prenotare: il traghetto del ritorno (ho dovuto scegliere il porto a 200 km più a sud perché non c’era nessuna possibilità di tornare nel continente almeno fino alla fine del mese). Temevo di rimanere confinato nel Gotland per il resto dei miei giorni. L’albergo a Visby per le tre notti successive. E poi sono crollato dal sonno.

Stamane, visto che non c’era molto da fare e che avevo la giornata libera sono andato nella riserva naturale Käringboda della Skärgårdsstiftelsen (spero di non aver dimenticato nessuna consonante). Tutto bellissimo, azzurro e verde e tanta ikea. Laghi, alberi, qualche alce, un po’ di canoisti. Ho scalato la montagnetta il cui nome non me lo ricordo e ve lo risparmio. Insomma i miei cinque chilometri me li sono fatti e non mi sono perso. Poi per rinfrescarmi ho voluto mettere i piedi nella spiaggia del paese. Un posto carino ma Gratosoglio forse è meglio in quanto a palazzacci.

Ho poi fatto il turista bravo e ho visto quel poco di decente che offriva la cittadina. Di fatto, solo la chiesetta arroccata su una piccola scogliera. E così sono rotolato al porto per prendere finalmente il traghetto per Visby.