E sono 30!

E sono 30! Come il voto che tutti noi studentelli speravamo di prendere agli esami. 30 anni dalla laurea, da quel 23 settembre del 1993. 30 come una gran parte di voti che ha riempito il mio libretto curricolare. Ma anche molti 29. Ecco, il 29 è un voto che non capisco. O è 30 o 28! 29 è una punizione, è l’espressione di una bastardata infernale su noi poveri tapini.
Ai tempi era una corsa al 30, da conquistare in tutti i modi, frequentando le lezioni, commentando in positivo quegli studi pubblicati dai luminari su riviste scientifiche di mezzo mondo (anche se facevano schifo), andando a bere il caffè con il professore, lecchinando tanto quel che bastava affinché si ricordasse di te al tavolo degli esami. E mi faceva rabbia il fatto che il 30 per alcune persone era garantito solo per lo stemma del collegio stampigliato sul libretto universitario. Io ho dovuto far fatica a raccattare più 30 possibili.
Ora ci rido sopra, non me frega niente dei 30, del 21 in fisiologia, del 29 in microbiologia. Ora, dopo 30 anni, sono solo numeri, sono patacche messe lì a corredo del curriculum, sono ologrammi che a fatica rispecchiano l’impegno e lo studio profusi per nozioni che ti sei dimenticato.
E questi anni sono passati come un soffio, un alito che si disperde nell’aria. Altro che Pink Floyd quando cantavano “and then one day you find ten years has got behind you”. Qui ti giri e ti trovi vecchio bacucco, imbesuito. Magari fossero solo 10 anni, invece incominci ad intravvedere l’orizzonte della pensione. Una tragedia. La fine della tua vita.
30 anni dalla laurea quella stessa che ti sembrava un percorso insormontabile, invece alla fine era una passeggiata o poco più. Ti sembrano ormai sciocchezzuole le notti insonni a ripassare, a studiare, a fare la reperibilità, a controllare l’attività elettrica dell’intestino tenue dei poveri maiali che erano stati sottoposti a trapianto. Quanti eroismi inutili, quanta diligenza inutile, quante risorse impiegate. Per cosa, poi?
E alla fine ho fatto il medico anziché altro, ad esempio il filosofo, il geografo, l’archivista, l’analista. Se tornassi indietro, boh, non so se sarei in grado di rifare questo percorso. Forse sì, con maggior consapevolezza verso se stessi, con più amore e meno antagonismo.
Tanto il fine ultimo di noi umani è proprio dietro l’angolo. L’importante è quanto di nostro siamo riusciti a tenere per noi stessi, che poi è l’unica cosa che conta.


Articoli simili

Lascia un commento