… sono qui a Las Palmas in Gran Canaria. Sono al centro commerciale Jumbo, l’unica attrattiva della città. Ho girato un pochino, ma più camminavo più mi rendevo conto che non me ne fregava niente di essere qui.

Se domani o dopo trovo un aereo che mi riporti in Italia, giuro che lo faccio subito. Non c’è motivo di stare così lontano, non me la sento. Già stamane ho avuto la tentazione di non partire ma come fare, quando il tuo volo ti aspetta a non più di 100 metri al di là dell’edificio principale?

Rinunciare a un volo? Io, no.

Ma ora che ho messo piede a Gran Canaria me ne posso anche tornare. Ho goduto dello spettacolo delle montagne che bucavano una coltre di nuvole, poi, però, ho viaggiato per lo più con gli occhi chiusi, un po’ dormicchiando un po’ in dormiveglia e l’unico pensiero che avevo in mente eri tu e tutto quanto era successo nella giornata di ieri.

Provavo una sensazione piacevole quando senti che il cuore è un po’ sconvolto ma non sai bene che cosa abbia. Non ho voluto dirlo io che mi mancavi, non avrei voluto passare per un cretino adolescente, ma quando me l’hai detto tu al telefono, pensavo che fosse stato il mio cuore a parlare. Così esattamente per tutte le parole che mi hai detto.

Certamente sono reduce da un carico di sofferenze per cui magari non ho manifestato felicità. Ma ti garantisco che ero tutto sommato felice e tranquillo e, se mai, un po’ rassegnato.
Ho già sperimentato questi fragori altisonanti che, poi, a lungo andare mi hanno portato all’orlo della disperazione. Non volevo sentirmi adulato quando mi dicevi che ero dolcissimo. Le ho sentite mille volte queste parole, ma nonostante tutto mi sono trovato sempre solo. Per cui voglio andare piano, voglio credere che questa volta sia quella giusta, finalmente il riscatto della mia persona da tanta sofferenza, un po’ come ho scritto sulla dedica del libro che ti ho spedito stamattina dalla Malpensa (facendomi aprire l’ufficio apposta per me. Se non mi ero messo in ginocchio, c’è mancato poco) . Voglio respirare a pieni polmoni e non avere timore. Alla Ricordi, tra i DVD e i libri, in quell’atmosfera quasi high-tech, ti ho dato la mia vita e non so con quale forza non mi sia lasciato andare nel pianto. E ti avrei abbracciato subito, lì, davanti a tutti. Per fortuna che ci sono stati gli altri che hanno stemperato l’atmosfera. Poi, mi sentivo un po’ isterico, avevo voglia di piangere ma mi lasciavo andare in risate irrefrenabili. Ma è andata bene così, come è andato bene l’abbraccio in via Moscova. Io mi sono subito aggrappato a te. Sono contento. Aspettami che arriverò presto. Un abbraccio, Carletto

9 dicembre 2002

Ecco, seconda serata qui a Gran Canaria. E ho anche deciso di tornare. Oggi sono andato in aeroporto e ho preso un biglietto di Iberia e giovedì sarò a casa. Avrei preferito passare dal Marocco, ma non ho trovato lo stand della Royal Air Maroc. Va bene così, non sottilizziamo. In compenso atterro a Barcellona. Sono felice perché non ho mai visto quell’aeroporto.
E dopo il biglietto, ho fatto metà periplo dell’isola. La mattina era proprio bello, azzurro intenso, ma, poi, quando ho deciso di andare all’interno, sulla montagna, il Picco della Neve, sono comparse le nuvole ed era tutto uniformemente grigio. Così, dopo circa 150 km, girovagando senza meta, sono andato in spiaggia con tutte le disgrazie del caso…

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