Rebus sic stantibus

Mi rivolgo a te, miseruncola persona che non vede oltre il proprio naso, invidiosa, e probabilmente con una prostata ingrandita o con un’atrofia delle ovaie.

Tu che hai fatto lo screenshot del post pubblicato ieri e l’hai mandato al mio capo. Non me ne frega niente che tu faccia la spia. Non ho niente da nascondere. I miei post di FB sono tutti pubblici, la mia vita è in un sito web nel quale si può sapere tutto di me, ma proprio tutto.

Ho nascosto il post perché, d’altronde, a fronte di richieste supreme, devo solo obbedire.

Ma sappi che mi ritengo di essere una persona fortunata perché faccio un lavoro speciale, perché cerco di salvare le vite delle persone e per quanto mi è stato possibile ne ho salvate davvero tante. Amo il mio lavoro: al momento attuale, visto che non sono ancora rincoglionito, non lo cambierei per nulla al mondo.

Perché il mio lavoro è difficile, perché ci vuole coordinazione, perché dobbiamo supportarci, perché il mondo dell’emergenza è una mirabile rete nella quale ogni signola maglia serve al fine di questo disegno grandioso; perché io devo avere fiducia in quelli che mi dicono cosa fare, e altrettanto quelli a cui dico cosa devono fare.

Non mi sono mai permesso di gettare discredito nel mondo del 118. MAI. Non ho mai sollevato polemiche. E ci lavoro da ormai 30 anni. Solo gli stolti pensano che le mie azioni sono gogliardate ma non guardano nel proprio orticello dove persone del tutto incompetenti devono fare un profondo esame di coscienza e sparire talmente la loro inettitudine è grande.

Con la foto di ieri volevo valorizzare e motivare le persone, far passare un messaggio positivo. Un intervento difficile, pericoloso, insolito, che ha richiesto una risposta nel più breve tempo possibile di risorse straordinarie; è stato necessario interagire con i Vigili del Fuoco, mettere in campo una cooperazione tra la Croce Rossa e la Croce Bianca; è stata usata per la prima volta un mezzo speciale, mai usato prima.

Abbiamo dato una risposta eccezionale ad un evento straordinario, non c’erano altre possibilità. Questa convinzione nel dare la migliore risposta ci ha fatto superare i momenti di incertezza, gli inghippi, il timore di non riuscire a farcela. Mi sono messo in gioco, sputando mezzo polmone (infatti avevo il fiatone), ho preso delle decisioni che hanno richiesto capacità di discernimento. Il tutto nel giro di poco più di un’ora e mezza.

E tu, persona inetta, cosa hai visto? Il Genovese che fa lo sbruffone, che si atteggia a “uomo vitruviano” e non ti interroghi sulla fatica che si è consumata dietro quella foto. Io sono una persona lieve, nonostante la stazza, ma cosa avrei dovuto fare? Per mettere in risalto questo evento, di cui tutti noi siamo stati protagonisti, NOI, quelli che lavorano con me e IO.

Ma no: la meschinità della tua persona ti ha fatto sentire rabbiosa, ti sei erta di una spanna, ti sei sentita più saggia, senza aver assaggiato il freddo patito, senza aver visto il sudore e lo sforzo dei singoli muscoli delle nostre braccia, senza aver capito che dal nostro fiato usciva solo il desiderio di risolvere un problema particolarmente complicato.

Spero soltanto che tu non sia una persona verso la quale io nutro fiducia incondizionata perché sarebbe proprio una ferita al cuore; spero che tu rifletta e che se ritieni di segnalare il post, bene, fallo, ma almeno che tu abbia la consapevolezza che niente è così scontato, che IO non sono così scontato, che il mio sorriso dietro la mascherina era un grazie a tutti, a tutti noi, che diamo vita a un servizio indispensabile per la gente che è in pericolo di vita.

E che tu possa rimanere sul cesso per il prossimo mese.


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