Sono uscito subito dopo aver deposto le valigie nella stanza e inciso il codice di ingresso sul muro, nonostante lo avessi segnato sul telefonino. Il Bashir mi aveva proprio fatto arrabbiare. Se fossi rimasto in camera, mi sarei fiondato nel letto e non avrei fatto più niente.

Il problema era: cosa fare a Brondy Strand (con la O tagliata) alla sera? Comprare da mangiare al supermercato non mi andava, cercare un ristorante, ma erano tutti a Copenaghen. Nella cittadella dell’estrema periferia reietta di Copenaghen rimanevano solo chebabbari e pizzerie gestite da kebab. Nient’altro. Così ho optato per l’unica soluzione che avevo. Il Mc Donald’s era pieno come un uovo. Tutta la gente era compressa in quel locale. C’era anche la polizia a mangiare. E così ho preso il Crispy Menu, quello con il pollo e un sundae al caramello. Tempo di tirare fino alle 21, infilarmi in auto e percorrere quei 500 metri per fiondarmi nel letto.

Oggi, sostanzialmente era di viaggio. In realtà avrei voluto vedere molto di più, ma non avevo praticamente tempo. Alle 9 avevo già la sfregola e l’ansia di partire. Mi sono concesso solo un giretto sulla spiaggia. D’altronde se il paese si chiama Strand un motivo ci sarà. C’è un pontile sul quale una donna completamente nuda vuole immergersi in acqua. Sono basito, anche il cane che era con lei. Senza tante cerimonie, scende la scaletta nella sua interezza rosea come mamma l’ha fatta e si immerge nelle gelide acque del baltico. Ho provato un brivido per lei. Percorro alcuni metri sulla spiaggia di sabbia e poi alle 10 con riluttanza, mi metto di impegno e torno.

Dovevo fare benzina all’auto. Per fortuna che Google mi ha indirizzato all’unico benzinaio presente in tutta l’area aeroportuale. Ovviamente imboscatissimo, che se non avessi avuto il navigatore, mi sarei perso. Faccio pure colazione al Seven Eleven e parto in direzione aeroporto, che era proprio dietro l’angolo.

Consegno l’auto. Un bangla loquace mi racconta della disavventura dell’auto, quando gli faccio vedere lo sbrego della portiera. Era stata una svedese che in retromarcia non aveva visto il palo. Il ragazzo poi si è sentito in dovere di raccontarmi tutti gli incidenti avuti dai clienti almeno degli ultimi dieci anni. Lo saluto, facendogli capire che avrei perso l’aereo se fossi rimasto ancora un po’ da lui.

Il Kastrup era pieno questa volta. Check-in automatico. Ormai non devi più avere a che fare con le gentili signore. Tutto self-service. Dovrebbero far pagare di meno il biglietto, visto che la maggior parte del lavoro lo facciamo noi. E niente, i due voli, Copenaghen Monaco e Monaco Malpensa sono stati in perfetto orario. Ho sperato tanto che ci fosse qualche contrattempo. Poi chi gliel’avrebbe detto al capo che non potevo fare il turno?