Air baloon Museum

Oggi ho fatto un giretto a Milano. Erano secoli che non ci andavo, queste nuove disposizioni limitative dell’Area C e il costo del biglietto della metropolitana scoraggiano chiunque. Però approfittando di un mezzo corsettino al Policlinico, ho fatto un salto all’Air Baloon Museum, una mostra itenerante europea di palloni gonfiabili e non solo. Diciamo tutto ciò che è gonfiabile è arte. Ok, adesso non fate gli sciocchini.

Ho preso il biglietto ieri, e non so come mai, ho pure prenotato il giorno sbagliato. Ma quanto sto rincretinendo…! Per fortuna che mi hanno fatto entrare dopo aver tirato fuori di me il meglio della recita di un cane bastonato. Sarei stato disposto a mettermi in ginocchio pur di entrare. Devo essere stato convincente, abbastanza direi. O forse era il mio stato pietoso, dopo aver aver sballonzolato da Crocetta – Porta Romana fino a Porta Genova e oltre, in cui ero sudato e puzzolente come un la “scrofa semilanuta” simbolo della città, prima dei Visconti… Ma chi se ne frega. Sono riuscito ad entrare lo stesso, anche perché 18 euri – ‘stica, come direbbe Salmo, il cantante – mi sarebbe dispiaciuto perderli.

Ok, niente di stratosferico, nemmeno memorabile, ma bello, decisamente bello. Ho visto il futuro in questa Milano, e non capita spesso. Diciamo un EXPO in piccolissimo. Tante sale con installazioni di diversi artisti, il cui tema era tutto ciò che è gonfiabile è arte. Ho capito, però non fatevi idee strane. Me li sono fatte io per tutto il tempo dell’esposizione.

Insomma coniglietti giganteschi che ti facevano l’occhiolino o si agitavano, un nodo gigantesco bello ingrovigliato, altre strutture che si gonfiano solo se pedalavi su una cyclette, delle specie di Barbapapà che potevi abbattere ma che si rialzavano e dei setting fotografici.

Ma le due cose che mi sono piaciute di più sono state la piscina con un milione di palline dentro, tra le quali potevi nuotarci e la sala delle bolle di sapone. La prima è stata meravigliosa. Mi sono buttato a panza a terra sparpagliando una miriade di palline in giro. Ho visto il disagio e la disapprovazione negli sguardi delle hostess, che mi compativano chiedendosi quanti anni avessi e probabilmente se avessi la dentiera. Ma era bellissimo. Tutta quella entropia al tempo stesso entalpica ti cullava e ti copriva. Mi sentivo benissimo, avrei pure chiuso gli occhi e sarei sprofondato sotto sotto. Un milione di palline, sopra sotto, il laser che ti illuminava e ti spegneva i sogni. E non c’era praticamente nessuno. Altrimenti davvero avrei affogato qualcuno. Un’esperienza mistica che avrei fatto durare per tutta la giornata.

Bello decisamente. L’altra era una sala nella quale venivano soffiate una tonellata di bolle di sapone: grandi, piccole. Eri invaso e ti sentivi bagnato. Se aprivi la mandibola ti entravano pure in bocca. Roba da strozzarci. Era tutto una bolla di sapone e ti impegnavi a bucarle tutte, per far liberare il fumo. Se facevi qualche manovra strana rischiavi di ruzzolare per terra talmente bagnato e scivoloso era il pavimento. Infatti venivi dotato di un paio di calzari come quelli della sala operatoria. Del tutto inutili secondo il mio parere. Se finivi col culo a terra, almeno nel mio caso, avrebbero trivellato per trovare il petrolio.

Bene sono tornato, trascinandomi fino alla metropolitana di Porta Genova, non ero così abituato a camminare così tanto…


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