Rotolando a valle

Quando la suola liscia, pattinando sull’erba, mi ha fatto vacillare, ho rischiato di rotolare per quei duecento metri, arrivando ad occhio e croce in Piazza Grande. Ho cercato così di mantenere l’equilibrio, abbassando le ginocchia e portando il mio baricentro verso il basso.

Sono quasi atterrato di culo ma non sono precipitato; come niente mi sono rialzato.

La Tina, a dire il vero, non si è nemmeno accorta della mia immente fine, gli altri sì. Eccome se ne sono accorti.

“E’ caduto!”, sento sghignazzare alle spalle. Pensavo che stessero parlando tra di loro, ma quando insistentemente hanno ripetuto la stessa frase, non ho potuto fare altro che attribuire alla mia persona il soggetto della loro conversazione, sempre più canzonatoria.

In effetti non erano presenti altre persone in quel declivio mentre loro erano appollaiati sul cammino di ronda tra i merli ghibellini della cinta muraria.

So di essere apparso buffo e goffo ma ho mantenuto l’equilibrio; diciamolo, non ho culato e raso il pratone verde: ho mantenuto la mia dignità. Nonostante ciò il quintetto si è sentito in dovere di cialtrare e sfottere il sottoscritto.

Come se non avessi ben capito o non mi fosse giunto il loro pensiero sopraffino, alcuni ragazzi hanno osato di più, prima che, sia mai, le loro sbracatezze cadessero nel vuoto.

“Il ciccione col cane è caduto”. Bene, solo allora ho capito che INTENZIONALMENTE si stessero rivolgendo proprio a me: di altri ciccioni, a parte la Tina, non si vedeva nemmeno l’ombra. Uno di loro, colto da un minimo senso civico, ha contraddetto gli altri con un timido: “No, dai, ciccione, no!”.

Secondo il ragazzetto si poteva benissimo gridare ma dare del ciccione era un’offesa bella buona. Ovvio che nessuno lo ha ascoltato, anzi si sono messi a ridere sguaiatamente, ripetendo la stessa frase come un mantra.

Mi sono subito immaginato una scena che San Sebastiano avrebbe sorriso per la levità delle frecce trafitte nel suo corpo. Li vedevo lì, belli impalati come nelle migliori iconografie cristiane del ‘600, ma mi sono detto che tanto, ebbene sì, avevano ragione. Avrei avuto mille ragioni per smentire il loro disprezzo in virtù delle mie non so quanto preclare capacità e attitudini, ma rimanevo un ciccione. Neanche affogarli in un catino di acido o paralizzargli i muscoli accessori respiratori con un curaro avrebbero eliminato una verità tanto metastorica quanto metafisica e tendenzialmente inconfutabile.

Ho sorriso, sperando che la natura facesse il suo corso, che sò, permettendo che il mastio crollasse o che un fulmine schioccasse sulle loro zucche vuote; dopo di che sono sceso, evitando il pendio scosceso, smorzando l’andatura e seguendo le balze in diagonale.

Cerco di uscire dalla scena con dignità, tirando ancor di più la cintura per comprimere la pancia… magari da lontano non si sarebbe vista la rotondità…

Ci sarei arrivato in Piazza Grande a farmi consolare dagli sguardi torvi di Galileo e Tasso, ma di certo non a rotoli.


A horse with no name – America

On the first part of the journey
I was looking at all the life
There were plants and birds and rocks and things
There was sand and hills and rings
The first thing I met was a fly with a buzz
And the sky with no clouds
The heat was hot and the ground was dry
But the air was full of soundI’ve been through the desert on a horse with no name
It felt good to be out of the rain
In the desert you can remember your name
‘Cause there ain’t no one for to give you no pain
La, laAfter two days in the desert sun
My skin began to turn red
After three days in the desert fun
I was looking at a river bed
And the story it told of a river that flowed
Made me sad to think it was deadYou see I’ve been through the desert on a horse with no name
It felt good to be out of the rain
In the desert you can remember your name
‘Cause there ain’t no one for to give you no pain
La, laAfter nine days I let the horse run free
‘Cause the desert had turned to sea
There were plants and birds and rocks and things
there was sand and hills and rings
The ocean is a desert with it’s life underground
And a perfect disguise above
Under the cities lies a heart made of ground
But the humans will give no loveYou see I’ve been through the desert on a horse with no name
It felt good to be out of the rain
In the desert you can remember your name
‘Cause there ain’t no one for to give you no pain
La, la


On the first part of the journey
I was looking at all the life
There were plants and birds and rocks and things
There was sand and hills and rings
The first thing I met was a fly with a buzz
And the sky with no clouds
The heat was hot and the ground was dry
But the air was full of sound
I’ve been through the desert on a horse with no name
It felt good to be out of the rain
In the desert you can remember your name
‘Cause there ain’t no one for to give you no pain
La, la
After two days in the desert sun
My skin began to turn red
After three days in the desert fun
I was looking at a river bed
And the story it told of a river that flowed
Made me sad to think it was dead
You see I’ve been through the desert on a horse with no name
It felt good to be out of the rain
In the desert you can remember your name
‘Cause there ain’t no one for to give you no pain
La, la
After nine days I let the horse run free
‘Cause the desert had turned to sea
There were plants and birds and rocks and things
there was sand and hills and rings
The ocean is a desert with it’s life underground
And a perfect disguise above
Under the cities lies a heart made of ground
But the humans will give no love
You see I’ve been through the desert on a horse with no name
It felt good to be out of the rain
In the desert you can remember your name
‘Cause there ain’t no one for to give you no pain
La, la

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