Ho letto il secondo libro della Giuseppina, amo quella donna (ed è sorprendente ciò), non solo perché ha studiato medicina come me, non solo perché ha profonde radici in quella Sicilia che ho conosciuto marginalmente, di cui però ho evidenti, cari, personali e intimi riscontri, ma per come scrive, per la sua sorprendente poeticità nel raccontare momenti vissuti dalle persone. Avevo letto il Conto delle minne negli anni precedenti, dopo aver comprato il libro in aeroporto a Trapani tornando da un viaggio alle Egadi, ne ero rimasto entusiasta.
Le donne delle Torregrossa sono tutte speciali, delle gnocche da paura, intelligenti, che occupano ruoli di certo non marginali. In Panza e prisenza, la donna è Maria Teresa Pajna, vicequestore aggiunto di un comando di polizia della Palermo bene, mica una sciacquetta qualunque. I due uomini che le gravitano e che vorrebbero ingravidarla sono il questore Lobianco e il commissario Sasà, amicissimi sin dal tempo del reclutamento in Calabria, per colpa di certe emorroidi.
La trama interessante, ma indifferente per quanto mi riguarda, parte da un assassinio di un avvocato e si intreccia lungo una storia losca dalle parti di Ficuzza a Corleone. Ma, ripeto, non me ne frega.
E’ lei che a me interessa, è quella donna che la Torregrossa la fa passare per una che ha intuito, che riesce a risolvere il caso, nonostante il questore e il commissario. Ovvio che la Marò fa il tifo per Sasà, lo si capisce subito ma non poteva dargliela perché, insomma, era legata anche a Lobianco. Però a 38 anni urge impellente la necessità di figliare in qualche modo.
Sasà è un uomo, è unconventional, insubordinato, eterissimo, che prende le soddisfazioni da solo, anche quelle sessuali, ma ligio alla legge e al dovere. Marò però ragiona da donna e se anche riesce a risolvere il caso, poi l’ammmore e la vaigiaina chiamano…
Così tra un piatto e l’altro, dall’oggi al domani, la Torregrossa fa sparire il questore malatissimo di tumore (sembrava che fino al giorno prima stesse benissimo) e finalmente la Marò apre le gambe a Sasà che, ovviamente, la zompa in men che si dica. E qui basta, diventa scimunita, come se l’amore la facesse afflosciare e liquefare la sua intelligenza. Anche nell’altro libro l’amore lesbico faceva diventare la protagonista una cretina. E ci rimango, perché per duecento pagine la Marò è un’eroina, una che la testa non fa da contrappeso al culo, una spassossima donna, tutta zinne e glutei di ferro, una strafiga inenarrabile, e poi diventa succube, il tappetino dell’uomo a cui ha aperto le sue labbra (non solo quelle della bocca). Anzi passa tutta la notte a preparare dolci, cannoli, brioches, creme, come neanche al Sartori, e se ne fotte che quelli della mobile l’abbiano estromessa dalla sua indagine. Boh, Giuseppina, dammi una spiegazione razionale… Perché poi io non ci capisco nulla. E mi sento perso nei sentimenti della Marò per Sasà… Ecco, ora che ci ripenso… ho bisogno di dolci, in attesa di leggere un altro libro.
Kaleo – Way Down We Go
Father tell me, we get what we deserve Oh we get what we deserve
And way down we go Way down we go Say way down we go Way down we go
You let your feet run wild Time has come as we all oh, go down Yeah but for the fall oh, my Do you dare to look him right in the eyes?
‘Cause they will run you down, down til the dark Yes and they will run you down, down til you fall And they will run you down, down til you go Yeah so you can’t crawl no more
And way down we go Way down we go Say way down we go ‘Cause they will run you down, down til you fall Way down we go
Oh bab-bab-yeah Wow baby Baby Bab, down we go Yeah
And way down we go Way down we go Say way down we go Way down we go
Father tell me, we get what we deserveOh we get what we deserveAnd way down we goWay down we goSay way down we goWay down we goYou let your feet run wildTime has come as we all oh, go downYeah but for the fall oh, myDo you dare to look him right in the eyes?’Cause they will run you down, down til the darkYes and they will run you down, down til you fallAnd they will run you down, down til you goYeah so you can’t crawl no moreAnd way down we goWay down we goSay way down we go’Cause they will run you down, down til you fallWay down we goOh bab-bab-yeahWow babyBabyBab, down we goYeahAnd way down we goWay down we goSay way down we goWay down we go
Quando, … [omissis] futuro… Francesco De Gregori – La donna Cannone Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno,giuro che lo farò,e oltre l’azzurro della tenda nell’azzurro io volerò. Quando la donna cannoned’oro e d’argento diventerà,senza passare dalla stazionel’ultimo treno prenderà. E in faccia ai maligni e ai superbi il mio nome scintillerà,dalle…
Ormai cadono anche quelle poche certezze rimaste, dal momento che la maggior parte di esse si erano già perse nel lontano giugno in una Livorno fresca, solare, che si apriva su un mare bello. Erano pure venute a mancare a Boston nel settembre di quello stesso anno, ’97, quando la Garibaldi era ormeggiata nell’harbour. Non…
Dovevo farlo: andare nella vecchia casa e dire addio a questi lunghi 18 anni. Ne sentivo l’esigenza. Lo desideravo. Doveva essere l’ultima volta che avrei camminato in quel parco grande, nascosto e sconosciuto alla maggior parte delle persone. Ho aperto il cancello e con calma mi sono diretto nei vialetti. Ho aspettato i tempi di…
No other words Alex Clare – Whispering Whispering, whispering, whispering, whisperingAs I pass myself down to my knees.Whispering, whispering, whispering, whisperingAs I fall through the willow trees, and I said. Who will care for the falling?Who will care for the falling… leaves? Whispering, whispering, whispering, whisperingAs I fall through the willow trees, and I said….
L’ultimo film di Robin Williams è dolorosissimo, drammatico, disperato. Un anticipo del suo suicidio. Dopo averlo visto, capisci che la sua morte ha avuto un senso ed era ineluttabile. Nel film, l’attore arriva al tramonto della sua vita non riuscendo più ad ergersi e a imporsi con rispetto. La sua dignità viene svenduta al primo…
Quando la suola liscia, pattinando sull’erba, mi ha fatto vacillare, ho rischiato di rotolare per quei duecento metri, arrivando ad occhio e croce in Piazza Grande. Ho cercato così di mantenere l’equilibrio, abbassando le ginocchia e portando il mio baricentro verso il basso. Sono quasi atterrato di culo ma non sono precipitato; come niente mi…