Dopo 15 anni di cieli sereni e azzurri e di estati interminabili, oggi il cielo è finalmente grigio con una pioggerellina insistente. Un tempo consono per l’autunno. Anche quest’anno sono tornato a Varese. Ho cercato di non avere fretta, di fare le cose con calma, seguendo il ritmo del tempo senza forzarlo. Ho comprato il solito vasetto di fiori alla Esselunga, ancora gocciolanti, e poi ho fatto colazione a Malnate. Avrei potuto saltarla per guadagnare tempo, ma alla fine è stato meglio così. Ho trovato miracolosamente parcheggio in centro e con calma mi sono diretto all’unico bar disponibile. Ovviamente, Jake mi ha seguito sornione, con il suo passo strascicato: lui sì che sa godersi la vita, a differenza di noi poveri umani. Dopo colazione, mi sono recato al cimitero. La pioggia leggera mi ha accompagnato lungo i viali contornati da cipressi.
Non avevo più un punto di riferimento. L’albero vicino alla tomba era stato capitozzato senza grazia, dimezzato, tagliato a metà. Perciò ho fatto fatica a trovare la tua tomba, come sempre. Quest’anno l’ho trovata spoglia. A parte i due angioletti e il fiore di cristallo, non c’era altro. La scritta sulla lapide era sempre più sbiadita, mentre la foto mi guardava ma ho fatto finta di non guardarla a mia volta, temendo di essere giudicato. Non ho perso tempo. Ho tolto la plastica che copriva il vasetto e l’ho posato sulla tua tomba. Movimenti rapidi, pochi gesti. Ho asciugato le gocce di pioggia dalla tua immaginetta e poi mi sono alzato e me ne sono andato.
Ho finalmente portato a termine il mio compito, sereno, tranquillo, senza lacrime, senza pensieri strani, senza rimorsi e me ne sono tornato.
Crawl No No
Nine hundred days turned into dust Nine hundred days kisses all dried into rust Nine hundred days doctors but nobody heard Of nine hundred days stitches just for saving a bird
She danced along The road I had drawn With blood of my trust I gave her all Then I gave her more I thought I had lost
No more can you see me crawling No more can you see me crawling I know you know what my feet for I’m gon’ use them for some walking
Nine hundred days that I try to forget There are nine hundred days kisses to live to regret
Everyone knows That everything goes Back to the ground Everywhere grows What everyone sows Now look what I found
More
No more can you see me crawling No more can you see me crawling I know you know what my feet for (when the rain comes) I’m gon’ use them for some walking (you’ll be my shadow) No more can you see me crawling (I’ll be your arc) No more can you see me crawling (when the rain comes) I know you know what my feet for (you’ll be my shadow) I’m gon’ use them for some walking (I’ll be your arc)
No more can you see me crawling (crawl) No more can you see me crawling (no) I know you know what my feet for (more) I’m gon’ use them for some walking (crawl)
No more can you see me crawling (no more) No more can you see me crawling (okay) I know you know what my feet for (I gon’ use them) I’m gon’ use them for some walking
«Three Rings for the Elven-kings under the sky,Seven for the Dwarf-lords in their halls of stone,Nine for Mortal Men doomed to die,One for the Dark Lord on his dark throneIn the Land of Mordor where the Shadows lie.One Ring to rule them all, one Ring to find them,One Ring to bring them all and in…
Non so, ma alla Regione dell’Abruzzo è partito l’embolo e quelli del Consiglio soffrivano probabilmente di ansia da prestazione. Dal momento che le altre regioni hanno dentro il proprio emblema degli oggetti identitari del territorio (l’aquila per il Friuli, il leone alato e nimbato per il Veneto, la rosa camuna per la Lombardia, i ceri…
Faccio fatica, parecchia direi, a seguire il tuo pensiero incarcerato nel profondo dell’essere, seguendo i passi di jungiana memoria. Ho provato mille volte a trovare un barlume di chiarezza nei tuoi scritti ma tutto si schiantava su quella profonda ignoranza abissale di cui riconosco possedere. Ho seguito il tuo viaggio. Non ho però capito bene…
A proposito dell’Insubria: ne ho vettrializzato il logo. Lo inserirò probabilmente nel mio curriculum geografico e in altri lavori.Non ho impiegato molto a riprodurlo: è così semplice. Il dilemma, purtroppo, che non riesco a risolvere e che rimane sempre sempre nella mia testa, invece, è proprio la sua espressione in latino: perché non citarla con Insubriae Universitas Studiorum anziché…
Sapevo che mi avrebbe ascoltato e che avrebbe fatto qualcosa per me, senza chiedermi in cambio niente. Uomo semplice e di grande umanità. Lo voglio ricordare con le sue parole scritte per la prefazione del mio libro. Con profonda riconoscenza Prima (intendo prima che mi capitasse fra le mani questo ponderoso volume) non sapevo nulla…
And now silence! 16 ottobre 2011 When I find myself in times of trouble, mother Mary comes to me,Speaking words of wisdom, let it be.And in my hour of darkness she is standing right in front of me,Speaking words of wisdom, let it be.Let it be, let it be, let it be, let it be.Whisper…